Sono davvero molto orgogliosa di questa mozione presentata con Daniele Nahum e Natascia Tosoni. Ringrazio ancora entrambi per avermi coinvolta nella redazione del testo.
Come avevo scritto nell’incipit del mio programma elettorale:
“Ripartiamo dai diritti. La Milano che vogliamo è la Milano che invoca, senza timidezze, il rispetto del diritto del lavoro e che non gira le spalle innanzi alla situazione dei rider che ogni giorno sfrecciano nella nostra città, spesso lavorando in condizioni inaccettabili. È la Milano che non dimentica l’importanza della sicurezza sul lavoro e che brucia di indignazione perché non è accettabile morire sul lavoro.”
Oggi in Consiglio Comunale abbiamo ascoltato la relazione di Paolo Magri – Vicepresidente Esecutivo dell’ISPI e docente di Relazioni Internazionali all’Università Bocconi – sulla guerra in corso.
Presente il Sindaco Beppe Sala, la Giunta e il Consiglio Comunale.
Lo scenario è molto grave e non nascondo di aver provato grande inquietudine nell’ascoltare la lucida analisi del professore.
Tuttavia, a un certo punto, sono riuscita ad andare oltre la paura, grazie all’orgoglio per la nostra Milano e per la grande generosità che è capace di dimostrare.
Milano condanna l’attacco della Russia e si attiva concretamente a sostegno del popolo ucraino, per esempio predisponendo l’accoglienza dei profughi presso casa Jannacci:
https://milano.repubblica.it/…/milano_casa_jannacci…/.
Questa è soltanto una delle tante iniziative messe in campo negli ultimi giorni dalla nostra città.
Milanesi, forza, non permettiamo alla paura – più che comprensibile – di trasfigurarci e farci dimenticare l’accoglienza di cui siamo capaci e che deve inorgoglirci.
Da ex studente del liceo Carducci non potevo non raccogliere l’appello degli studenti del liceo in via Beroldo, così come di tutte le studentesse e gli studenti degli altri licei che hanno aderito alle occupazioni.
Sono intervenuta in Consiglio comunale perché ritengo urgente che la politica formuli una risposta convincente e coraggiosa alle sacrosante proteste degli studenti. Innanzi all’assurda morte di Lorenzo Parelli – a cui si è aggiunta quella di Giuseppe Lenoci, morto in un’incidente stradale durante uno stage – restiamo tutti sgomenti perché ci vediamo sbattuta in faccia la realtà di un paese che ha perduto la bussola e le coordinate da tempo. Apriamo gli occhi! Questa proteste portano la forza della una contestazione contro la progressiva trasformazione della scuola da palestra di vita, a luogo di addestramento concepito in funzione delle necessità delle imprese, con tanto di linguaggio aziendalista a confermarlo, con l’inquietante introduzione del “curriculum dello studente”.
I giovani si interrogano e ci interrogano su una scuola che oggi meno che in passato è in grado di garantire la mobilità sociale, concetto oggi decisamente démodé. Quante possibilità ha davvero oggi il figlio di una famiglia non abbiente di riscattarsi e di sperare in un futuro migliore? La scuola sa essere ancora un ascensore sociale? I ragazzi meno fortunati hanno possibilità concrete di migliorare il proprio tenore di vita e, in quest’ottica, di canalizzare positivamente le proprie energie?
Sono felice che gli studenti del liceo Carducci e del Vittorio Veneto abbiano occupato le loro scuole per mettere in discussione l’alternanza scuola-lavoro e contro la progressiva trasformazione della scuola da palestra di vita – o gymnásion – a luogo di addestramento concepito in funzione delle necessità delle aziende.
L’assurda morte di Lorenzo Parelli ci lascia sgomenti e ci sbatte in faccia la realtà di un paese che ha perduto la bussola e le coordinate da tempo.
I manganelli contro questi ragazzi sono inaccettabili e mi auguro che su quanto è successo si facciano opportune e doverose riflessioni.