Capodanno e violenze a Milano: il mio intervento in Consiglio Comunale

+++IL MIO INTERVENTO IN CONSIGLIO COMUNALE DEL 10/1/2022+++

“Buonasera e buon anno. Grazie Presidente.

Sempre restando sui fatti di Capodanno in Piazza Duomo, stiamo parlando di fatti ovviamente gravissimi, fatti che non possiamo e non dobbiamo permettere e tollerare. Credo che tutti ci auguriamo che i responsabili rispondano della violenza che hanno agito – penso che su questo siamo tutti d’accordo – e nel frattempo è doveroso esprimere la nostra vicinanza a queste donne, a queste vittime.

Mi sento però di dire che la riflessione sulle radici della violenza debba necessariamente concentrarsi e toccare i rapporti tra donne e uomini, e comprendere che la violenza è una manifestazione di come i rapporti uomo/donna vengono riprodotti in modo più o meno consapevole nella nostra cultura.

Liquidare, come ho visto fare, i responsabili come mostri o delinquenti, concentrando l’attenzione esclusivamente su fattori come la nazionalità e l’etnia, significa ricondurre il tutto a una patologia estranea a noi, estranea alla nostra normalità, renderla comunque un elemento che non ci mette in gioco. Auspicare che tutto questo venga delegato alla polizia, ai criminologi, significa rimuovere un problema, un problema che ci riguarda tutti e tutte. Se la violenza la fanno i mostri, i cosiddetti stranieri, allora noi non lo siamo in qualche modo, e quindi ci possiamo mettere l’anima in pace e delegare qualcuno che è incaricato di rimuovere il problema. Invece io credo che il problema esista, e che si chiami patriarcato pubblico, come ha giustamente sottolineato Silvia Roggiani, la nostra Segretaria del Partito Democratico di Milano. Come sappiamo, Silvia ha ricevuto decine di insulti, di minacce e di inviti allo stupro sulla pagina social di un Viceministro della Repubblica per avere osato condannare la cultura patriarcale in relazione ai fatti di Milano. Cito il titolo di un libro di una persona che stimo moltissimo, che è Laura Boldrini: “Questo non è normale”. Non è normale che Silvia Roggiani, alla quale va tutta la nostra solidarietà e il nostro affetto, sia stata il bersaglio di commenti violenti e criminali sulla pagina di un Viceministro della Repubblica, così come non è normale che in un paese democratico esistano politici che fanno carriera e arrivano a ricoprire alte cariche dello Stato grazie alla pubblicazione sistematica di messaggi razzisti, sessisti e omotransfobici, che vanno a solleticare la pancia degli elettori, tirandone fuori sempre e immancabilmente il peggio.

Non è normale, come è successo a Silvia Roggiani, ma come succede a tanti altri nel momento nel quale si segnalano delle criticità, diventare dei bersagli. Le battaglie per i diritti civili ci insegnano che l’odio, al di là di chi materialmente lo esprime, ha sempre dei mandanti morali, e non ci stupisce dover constatare per l’ennesima volta che coloro che prendono di mira Silvia Roggiani, Laura Boldrini, Monica Cirinnà, Alessandro Zan e tante altre e tanti altri appartengono alla stessa parte politica. Una parte politica che ha ostacolato con ogni mezzo l’iter parlamentare del disegno di legge Zan, e non è un caso. Lo dico perché la legge Zan, se oggi fosse in vigore, avrebbe contribuito a contrastare, prevenire e perseguire le molestie subite da quelle ragazze in Piazza Duomo, ma anche ciò che è successo alle due ragazze violentate in treno a inizio dicembre, e le aggressioni subite dai giovani appartenenti alla comunità LGBT dell’estate scorsa qui a Milano. Questi tre episodi sono legati a mio modo di vedere da un filo rosso ed è ora di aprire gli occhi su questo; la misoginia e l’omotransfobia hanno origine dallo stesso retroterra culturale patriarcale, un retroterra che ci appartiene. Grazie.”

7Franca Fabbiano, Rudy Mosk e altri 5

Cinque ragazze abusate e molestate a Milano

Cinque ragazze, la notte del 31 dicembre a Milano, circondate da un branco di una trentina di giovani, sono state abusate e molestate.

Mentre preparo il mio intervento sull’accaduto in vista del prossimo Consiglio Comunale, sono sgomenta e molto preoccupata.

Trovare i responsabili è ora, ovviamente, la priorità.

Esprimere la nostra più partecipata vicinanza alle ragazze è doveroso, ma dobbiamo anche renderci conto che non basta. Condannare la violenza non è sufficiente, bisogna riconoscere le sue radici, occorre analizzare i rapporti fra donne e uomini e comprendere che la violenza è una manifestazione di come i rapporti uomo-donna vengono riprodotti in modo più o meno consapevole nella nostra cultura.

Non basta condannare la violenza, occorre incoraggiare una visione trasformativa della cultura che produce la violenza! Liquidare i responsabili come mostri e delinquenti – come vedo fare da alcuni esponenti politici – significa ricondurre il tutto a una patologia estranea alla nostra normalità, renderla un elemento che non ci mette in gioco ma che va delegato alla polizia e ai criminologi e quindi – di fatto – rimuoverla.

Perché se la violenza la fanno i mostri, noi non lo siamo e quindi possiamo metterci l’anima in pace e delegare a qualcuno di rimuovere il problema. Invece il problema esiste, ci riguarda e si chiama patriarcato.

Il filo rosso di una cultura patriarcale, misogina e omotransfobica lega quanto è accaduto a Capodanno in Piazza Duomo, ciò che è successo alle due ragazze violentate in treno a inizio dicembre e le aggressioni subite dai giovani appartenenti alla comunità LGBT l’estate scorsa, ed è ora di aprire gli occhi su questo.Certo che chi agisce violenza deve pagare e rispondere alla giustizia, ma fermarsi a questo sarebbe miope.