In lottǝ! – Contro il negazionismo dell’identità di genere

Tavolo di discussione fra attivist* transgender e gender non-conforming sul fenomeno TERF o gender critical

Mercoledì 23 giugno Ore 18:30 – Evento on-line promosso da Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere e Milano Pride – Link all’evento: https://zoom.us/j/94412639309?pwd=OXovRFVnQmlHcnlEcWRtc2hKV2NLUT09

Introduzione e moderazione: Elena Mantovani, Famiglie Arcobaleno.

Interverranno: Eva Sassi Croce – Transfemminista radicale – Rete Trans* Nazionale e Rete Donne Transfemminsta Arcigay; Monica J. Romano – Socia Fondatrice e Presidente ACET – Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere – Autrice; Laura Caruso – Socia Fondatrice e Segretaria ACET – Associazione per la Cultura e l’Etica Transgenere; Christian Leonardo Cristalli – Attivista trans*; Christian Ballarin, responsabile di Spo.T, Sportello Trans del Maurice GLBTQ; Nathan Bonnì, architetto, attvista non-med e non-binary, autore

Che cosa vuol dire TERF?

Can Germaine Greer still be called a feminist after her comments on rape? |  Letters | The Guardian
Germaine Greer, accusata di posizionamenti TERF

Nel 2015, Elinor Burkett, femminista, giornalista americana, produttrice ed ex docente dell’Università del Maryland, attaccò Caitlyn Jenner, donna transgender, ex campione olimpico di decathlon, che aveva rilasciato un intervista per «Vanity Fair» dopo il suo coming out, con un articolo dal titolo: «Donne e uomini hanno lo stesso cervello?». Nel 2017, Dame Jenni Murray, giornalista inglese della BBC Radio 4, conosciuta come conduttrice della trasmissione Woman’s Hour, firmò un articolo per il «Sunday Times Magazine», dal titolo: «Siate trans, siate orgogliose, ma non chiamatevi una donna “vera”». Senza dimenticare Germaine Greer, scrittrice australiana e importante voce del femminismo, che da tempo anima una retorica trans-escludente, e per questo motivo anni fa fu pesantemente contestata alla giornata internazionale della donna a Brighton. Anche J.K. Rowling – famosissima autrice di Harry Potter – è stata recentemente accusata di di posizionamenti trans-escludenti, cioè discriminatori nei confronti delle persone transgender, non binary e gender non-conforming. Queste sono soltanto alcune delle pensatrici femministe che stanno promuovendo un messaggio dispregiativo e discriminatorio rivolto alle persone transgender in tutto il mondo.

Perché queste femministe discriminano le persone trans?

JK Rowling, accusata di posizionamenti TERF

Esiste un femminismo, spesso anche accademico, radicale e minoritario – ma ancora influente e privilegiato – che arriva ad asserire l’inesistenza dell’identità di genere e, conseguentemente, a sostenere una battaglia politica per la cancellazione delle persone transgender e gender non-conforming dall’ordinamento e dalla società civile.Questa corrente ha una visione essenzialista dei generi, secondo la quale – in estrema sintesi – «donne si nasce», e donne ci si può definire soltanto con un corredo genetico XX. Da tale visione, deriva che le donne transgender non potrebbero definirsi donne e non dovrebbero pertanto accedere agli spazi riservati alle donne, a partire dai bagni pubblici, avere dirittodi ricevere l’assistenza sanitaria se come requisito per i servizi erogati è prevista l’appartenenza al genere femminile, o essere accolte nei gruppi di sostegno per le donne.

Secondo queste pensatrici, le donne transgender intraprenderebbero percorsi di affermazione perché uomini che, sotto mentite spoglie, vorrebbero infiltrarsi nella fila del movimento femminista e distruggerlo. Deliranti assurdità, è più che evidente, purtroppo in gran parte coincidenti con quelle promosse da un certo attivismo ultra-cattolico che alimenta e fomenta le divisioni sullafantomatica «teoria gender» e che oggi ci possono sembrare soltanto le posizioni di alcuni fanatici estremismi, ma la cui pericolosità non va sottovalutata, perché domani potrebbero arrivare a rimettere in discussione diritti faticosamente acquisiti. Tali posizioni estremiste hanno purtroppo attecchito anche in Italia e occorrerà portare avanti nel nostro Paese, e con decisione, una nuova battaglia politica e culturale che impedisca la cancellazione dell’identità di genere e delle soggettività trans*.

La pericolosità del pensiero femminista “Gender Critical”

Il Manifesto “In Radice – Per l’inviolabilità del corpo Femminile”

Tempo fa scrissi che il manifesto In Radice – Per l’inviolabilità del corpo Femminile – nella sua violenza nello stabilire chi è donna e chi non lo è – a me ricorda molto il Manifesto della Razza del 1938. E aggiunsi che il concetto di donna non è fermo e immutabile, ma cangiante, bioculturale e legato ai contesti, come ci insegna la migliore letteratura.

Dove tende il movimento – minoritario nel femminismo – “Gender Critical“?

A me la risposta pare abbastanza chiara: mira alla cancellazione dell’identità di genere e, di conseguenza, delle persone e delle comunità transgender e gender non-conforming.

In principio sono state l’oggettificazione e la deumanizzazione dei nostri corpi e vissuti, il disprezzo per la nostra fisicità e la classificazione dei nostri corpi fra le aberrazioni. Ora siamo alla demonizzazione delle persone transgender che ricorda molto quella dell””uomo nero, brutto sporco e cattivo” storicamente veicolata dalle destre peggiori, con selezioni assolutamente capziose di fatti di cronaca e articoli abilmente manipolati, a partire dalla scelta di parole.

Quando i e le gender critical arriveranno a dire chiaramente che ciò che vogliono è l’apartheid, con bagni separati soltanto per noi, documenti siglati con un bel “TS” e ghetti in cui nasconderci? Quando dichiareranno che il loro intento è quello di impedirci di mischiarci con loro, magari impedendoci di cambiare nome all’anagrafe, come del resto Giorgio Almirante auspicava parlando di quegli “ebrei che in troppi casi hanno potuto cambiar nome e confondersi con noi“? E poi? Cos’altro vorranno fare della nostra indifesa, fragile e delegittimata comunità? Che altro ci dovremo aspettare?

Perché le istituzioni, i media e il femminismo faticano a prendere le distanze dal femminismo “gender critical”?

Mi chiedo cos’altro ci vuole perché le istituzioni, i media e il femminismo isolino e marginalizzino in modo netto, chiaro e definitivo le e gli esponenti di questa “corrente di pensiero”. Visto che c’è ancora indecisione nella sinistra, nel movimento Arcobaleno e nel femminismo sulla parte da cui schierarsi, agli indecisi domando: davvero un domani vorrete essere giudicati conniventi con questo tipo di cultura? Perché siete ancora in tempo per stare dalla parte giusta della Storia.Sono a disposizione per confrontarmi con chiunque abbia ancora dei dubbi e per ulteriori chiarimenti sulle vere intenzioni del femminismo “gender critical”, anche in privato.

Una questione di civilità

Ecco la registrazione per chi si fosse perso l’evento dedicato al DDL Zan “Una questione di civilità” con Monica Cirinnà, Angelo Schillaci e la sottoscritta. Il dibattito è stato organizzato da Michela Cardinale, PD ROMA 2 e Giovani Democratici Roma 2. Fra le questioni dibattute anche il tema caldo delle critiche all’ identità di genere nel testo del disegno di legge.

Ascolterete un confronto fra diversi punti di vista, ma ciò che in questo momento va detto è che il Partito Democratico – a differenza di altri partiti – ha una posizione chiara e una linea sul DDL Zan, espressa anche da Enrico Letta: il testo deve arrrivare alla discussione in aula così com’è perché sui diritti non si gioca al ribasso.

Qui il video: https://www.facebook.com/pdroma2/videos/487037932487420

Transiti riguardanti l’appartenenza di genere

Avrò il piacere e l'onore di partecipare come relatrice al ciclo di seminari Transiti riguardanti l'appartenenza di genere, 
coorganizzato dall'Università degli Studi Milano Bicocca e ACET- Associazione per la Cultura e l'Etica Transgenere. 

Seminari sulle transizioni di genere – 2020

Ciclo di cinque seminari sulle transizioni riguardanti l’appartenenza di genere, edizione di Dicembre 2020 nel corso dell’insegnamento di Educazione degli adulti e degli anziani, tenuto dalla Prof.ssa Micaela Castiglioni, con la partecipazione di: Daniele Brattoli, Monica Romano, Laura Caruso, Raffaele Bellandi.

Lunedì 14 Dicembre, ore 12:00 – 14:00 – Incontro introduttivo, a cura di Daniele Brattoli;
Martedì 15 Dicembre, ore 10:00 – 12:00 – La storia del movimento transgender, a cura di Monica Romano;
Lunedì 21 Dicembre, ore 09:00 – 11:00 – Il percorso di transizione, a cura di Laura Caruso;
Lunedì 21 Dicembre, ore 11:00 – 13:00 – L’esperienza dell’auto mutuo aiuto, a cura di Raffaele Bellandi;
Martedì 22 Dicembre, ore 12:00 – 14:00 – Incontro conclusivo, Daniele Brattoli.

I seminari si svolgeranno da remoto su piattaforma Zoom, sono aperti anche agli studenti di altri Atenei/Dipartimenti, fino a esaurimento disponibilità.

Per iscriversi, inviare un’e-mail a: e.crenca@campus.unimib.it

Gender nonconforming: qual è il significato di quest’espressione?

  • Che cosa significa essere persone gender-non conforming?
  • Ci si può sentire nè uomo nè donna? Ci si può sentire sia uomini che donne?
  • Che cosa significa essere non-binary? Che cosa significa essere persone trans non medicalizzate?

Gender non-conforming

Chi sono tutte quelle persone che decidono di NON rientrare in un percorso di transizione standardizzato, di non assumere ormoni e di non sottoporsi a interventi chirurgici o di farlo soltanto parzialmente, seguendo il proprio faro? Possono essere anch’esse considerate persone transgender?

Come il termine transgender, il termine gender non-conforming è un termine ombrello che ricomprende molte sfumature e possibilità.

Una di queste, ad esempio, è l’essere persone transgender non medicalizzate (rimandiamo al sito Progetto GenderQueer per informazioni più precise sui percorsi di transizione che non prevedono la medicalizzazione).  È importante sottolineare che queste persone sono anch’esse persone transgender che, semplicemente, scelgono di non intraprendere un tipo di percorso che prevede terapie ormonali o interventi chirurgici.

 

Transgenerità e non-conformità di genere sono malattie o “disturbi”? O il problema è la società?

Dal 2018 la transessualità non è più considerata una malattia mentale

Nel 2018 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha deciso di rimuovere la transessualità dal capitolo dei disturbi mentali dell’International Classification of Diseases (ICD): non ci stancheremo mai di dire che il problema è una società malata di binarietà e di una visione manichea dei generi, non certo le persone transgenere o di genere non conforme.

La naturale non conformità di genere (o “variabilità di genere”) dell’essere umano è penalizzata dal la binarietà culturale che prevede due uniche opzioni: maschile o femminile (Rothblatt, 1995). Le persone transgender e gender non-conforming altro non sarebbero che gli individui più mortificati dal binarismo nell’espressione della propria identità, i meno aderenti allo stereotipo imposto dall’appartenenza ad un sesso biologico, coloro che operano la scelta più clamorosa e visibile: il cambio di genere. In questa rappresentazione, esse rappresenterebbero quindi soltanto la punta di un iceberg, essendo il binarismo di genere un forte limite per tutti gli individui, di qualsiasi orientamento sessuale e di genere (Nardacchione, 2000).

Nel nostro sistema culturale i due sessi vengono rappresentati sul piano del simbolico come “opposti”, ma sarebbero in realtà statisticamente in gran parte coincidenti. Non esisterebbero quindi caratteristiche comportamentali esclusive di uno dei due sessi. Ciascuna caratteristica comportamentale attribuita ad uno dei sessi in un sistema culturale sarebbe riscontrabile come caratteristica peculiare del sesso opposto in altro contesto geografico e/o temporale (Nardacchione, 2000).

Secondo Nardacchione, prima o poi si dovrà ammettere che l’aspirazione transgender sarebbe in realtà una risorsa a cui attingere presente in tutti gli individui a livello inconscio, e che in certi individui tale l’aspirazione si dilata a progetto di vita. Ciò accadrebbe quando l’appartenenza al proprio sesso biologico ed il conseguente “ingabbiamento in uno stereotipo” diviene fonte di frustrazione tale da spingere verso un percorso transgender.

Qual è il punto di vista del pensiero transgender?

Ovviamente non esiste un solo punto di vista all’interno dell’elaborazione culturale transgender, ma molteplici.

Secondo Rothblatt e Nardacchione, autorevoli esponenti dell’intellighenzia transgender, il maschile ed il femminile sarebbero stereotipi culturali ai quali nella storia sarebbe stato attribuito erroneamente il rango di identità biologiche.

Il considerare gli stereotipi sessuali come fenomeni congenito/ biologici, attribuisce loro apparentemente le caratteristiche di immutabilità e di impermeabilità ad ogni tentativo di manipolazione esterna. Questo finisce coll’essere “politicamente corretto”, vale a dire coerente e sinergico con l’organizzazione della società che prevede ruoli e status differenti per uomini e donne.

Estremamente pertinenti ed importanti in proposito gli studi di Margaret Mead, nota antropologa, che già negli anni ’30 ipotizzò che le differenze comportamentali fra maschi e femmine non dipendono dal sesso, bensì da costruzioni sociali. Mead giunse a queste conclusioni dopo aver osservato diverse tribù nella Nuova Guinea settentrionale, nelle quali gli stereotipi di genere erano ribaltati nella loro attribuzione: le femmine Ciambuli, ad esempio, erano dedite alla guerra e ricoprivano ruoli economicamente e socialmente dominanti, affidando ai maschi la cura della prole (Mead, 1935)

La fine della binarietà dei generi: la libertà di genere

Nardacchione e Rothblatt ipotizzano che i tempi siano ormai maturi per una sola opzione: la fine della binarietà di genere, la libertà di ciascuno di essere o non essere o di come essere “uomo” o “donna”. Ma per fare questo sarebbe a loro avviso indispensabile riconoscersi tutti, omosessuali, transgender ed eterosessuali, come parte di una stessa realtà omogenea. L’unica strada che può portare al superamento della attuale società, che è omofoba non meno che misogina, sarebbe convincerci tutti che, fatte salve le norme che tutelano da maternità e la paternità, il sesso, l’identità e l’orientamento sessuale degli individui debbano diventare fatto assolutamente privato e quindi giuridicamente, socialmente e culturalmente irrilevanti.

Bibliografia

  • M.Mead, Sesso e temperamento, Il Saggiatore Tascabili, 2009.
  • ROTHBLATT M.., L’apartheid del sesso, Il Saggiatore, Milano, 1997.
  • NARDACCHIONE D., Transessualismo e Transgender. Superando gli stereotipi, Il Dito e la Luna, Milano, 2000.