L’Italia e l’annosa questione della libera concorrenza

Oggi è iniziata alla Camera la discussione del , la cui approvazione è stata giustamente posta come condizione dall’Europa per l’erogazione dei fondi del PNRR.
Il DDL prevede maggiori poteri all’Antitrust e disporrà in materia di energie rinnovabili, concessioni balneari, gas e servizi idroelettrici, colonnine di ricarica, rifiuti e trasporto pubblico.
Anche alla luce del discorso tenuto da Mario Draghi in Senato prima della caduta del Governo, duole constatare che in Italia – ogni volta che si prova a mettere mano alle regole della concorrenza – si scatena un pandemonio perché tanti sono gli interessi corporativi che prepotentemente pretendono di vedere confermati ad aeternum privilegi che in altri paesi europei sarebbero considerati follia. , che pagano prezzi maggiorati come obolo per il mantenimento di queste posizioni di rendita.
‘ è già stato stralciato, segnale negativo che ci dice quanto la nostra democrazia è fragile quando gruppi di interesse ben rappresentati in Parlamento alzano la voce. Nel frattempo io a Milano continuo a discutere con tassisti che – prima di farmi salire a bordo – mi chiedono, peraltro in modo poco educato, se ho contanti (ovviamente la mia non vuole essere una sciocca generalizzazione: ho a che fare anche con tanti tassisti che rispettano le regole e mettono cordialmente a disposizione il POS per il pagamento elettronico).
Molto ci sarebbe da aggiungere anche sulle – ben rappresentate persino nel Consiglio comunale di Milano – sugli e su quella che permetterebbe a tanti giovani professionisti di entrare nel mercato del lavoro e poter competere ad armi pari.

Reddito di Cittadinanza e salario minimo

Trovo molto condivisibile l’analisi di Chiara Saraceno su Repubblica di oggi.
La corsa al centro rischia di marginalizzare l’agenda sociale, a partire dal , misura che certamente va romodulata e meglio collegata alle politiche attive del lavoro, ma che indiscutibilmente ha avuto due meriti:
– dare ossigeno alle vecchie e alle nuove povertà;
– dare maggiore potere contrattuale a molte lavoratrici e lavoratori che rifiutano di lavorare in condizioni di sfruttamento.
Altro tema imprescindibile e da rilanciare in modo deciso è quello del , a costo di perdere potenziali alleati.
Irrinunciabile infine sarebbe una seria riflessione (con numeri, aliquote e prospetti del costo del lavoro alla mano) sul taglio del .
Puntare tutto sullo spauracchio di Meloni premier non basterà a vincere.

Milano ha approvato il primo “Registro di Genere” in Italia per le persone transgender

https://www.youtube.com/watch?v=bYKjc7vOJ1g

 

Sono felice e orgogliosa di poter annunciare una vittoria storica: il Consiglio Comunale ha approvato la mia mozione per l’istituzione di un Registro per il riconoscimento del genere di elezione per le persone transgender, gender non-conforming e non binarie.

Il Registro consentirà ai cittadini transgender milanesi di avere i documenti di riconoscimento di competenza del Comune (abbonamento ATM, tessere delle biblioteche, badge e documenti di riconoscimento aziendali per i dipendenti del Comune di Milano e delle aziende partecipate) con il nome da loro scelto e non più il nome anagrafico.

La mozione approvata prevede inoltre misure per rendere effettivo il diritto di voto delle persone transgender che – a causa del problema dei seggi elettorali suddivisi in base al sesso – spesso disertano le urne per evitare situazioni di imbarazzo. D’ora in poi, per ottenere i documenti con il nome scelto, per i cittadini transgender sarà quindi sufficiente fare una dichiarazione davanti a un ufficiale di stato civile.

In attesa di una nuova legge nazionale che riconosca il diritto all’identità di genere e all’autodeterminazione delle persone transgender – la legge attualmente in vigore è ormai di 40 anni fa e del tutto inadeguata – l’approvazione di questo registro è un traguardo molto importante. Oggi le persone transgender devono affrontare percorsi che possono durare anche anni, frustranti quanto costose perizie psichiatriche e mediche, passaggi da avvocati e tribunali che allungano i tempi e costano migliaia di euro – prima di vedere riconosciuto un diritto che dovrebbe essere dovuto e soltanto validato dalle istituzioni.

Tutto questo avviene in contrasto con gli orientamenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che – ormai quattro anni fa – ha stabilito che essere transgender non è una malattia psichiatrica.

Come il Registro delle Unioni Civili approvato a Milano nel 2012 anticipò il riconoscimento delle coppie omosessuali, oggi il Registro di Genere sarà avanguardia per il riconoscimento della cittadinanza delle persone transgender.

 

LGBT History Month – Aprile, mese della storia LGBT+

Sono intervenuta in Consiglio comunale perché oggi, 5 aprile, ricorre il cinquantenario di una manifestazione molto importante per il movimento LGBT+.
Il 5 aprile del 1972 ebbe luogo la prima manifestazione gay e lesbica italiana.
40 persone – fra cui Mario Mieli, figura di rilievo nella nostra storia e fra i massimi teorici del movimento omosessuale italiano – si presentarono a un Congresso Internazionale di Sessuologia di ispirazione cattolica che considerava l’omosessualità una malattia mentale e che si proponeva di curarla.
Associazioni e gruppi – fra cui il Gay Liberation Front – arrivarono a Sanremo da tutta Europa per protestare contro gli psichiatri e la medicalizzazione, gridando lo slogan:
«, ».
L’intervento si conclude con la citazione di un passaggio del libro ANTOLOGAIA, di Porpora Marcasciano.
Buon Pride History Month a tuttə!

Riders e food delivery, il Comune di Milano approva la mozione per la sicurezza stradale

Sono davvero molto orgogliosa di questa mozione presentata con Daniele Nahum e Natascia Tosoni. Ringrazio ancora entrambi per avermi coinvolta nella redazione del testo.

Come avevo scritto nell’incipit del mio programma elettorale:

“Ripartiamo dai diritti. La Milano che vogliamo è la Milano che invoca, senza timidezze, il rispetto del diritto del lavoro e che non gira le spalle innanzi alla situazione dei rider che ogni giorno sfrecciano nella nostra città, spesso lavorando in condizioni inaccettabili. È la Milano che non dimentica l’importanza della sicurezza sul lavoro e che brucia di indignazione perché non è accettabile morire sul lavoro.”