Il corpo delle donne transgender – Workshop

Giovedì 12/10/2017 alle 21:30

Workshop

Il corpo delle donne transgender”

presso la sede de “Il Guado” via Soperga 36, Milano

per Circolo Harvey Milk

Introducono: Monica Romano e Laura Caruso

Come le donne transgender vivono l’amore e la sessualità – eterosessuale e omosessuale – in relazione ai propri corpi e vissuti? L’incontro è rivolto a donne transgender pre e post – transizione. E’ possibile prendervi parte prenotandosi all’indirizzo transgender@milkmilano.com entro lunedì 9 ottobre.

Adinolfi attacca Alessia Cinquegrana e la dignità delle persone transgender

Riferendosi al matrimonio di Alessia Cinquegrana – donna transgender che nei giorni scorsi ha sposato il suo compagno con una cerimonia pubblica e destinata a passare alla storia per il clamore mediatico che ha suscitato – Mario Adinolfi, sempre in affanno e alla spasmodica ricerca di visibilità, ha dichiarato di “stare” con quei genitori che allontanano i figli transgender dalla famiglia.

Nel leggere di questa dichiarazione, ho certo provato rabbia, collera e indignazione.

Ma, più di tutto, ho provato schifo.

È una parola che non uso mai in relazione a persone, ma questa volta non la risparmio.

Non posso – e non voglio! – fare a meno di pensare a tutte quelle persone trans che oggi non ci sono più perché morte ammazzate, perché suicide, perché isolate, perché colpevolemente dimenticate… e altrettanto colpevolmente abbandonate e lasciate in pericolo.

A quelle cacciate di casa ancora adolescenti, a quelle morte ammazzate e poi ancora straziate persino nella memoria da giornalisti senza alcuna pietà nè rispetto, a quelle suicide.

A quelle che non ce la fanno, perché è ancora molto dura, e perché non tutt* sono così forti.

A quelle conosciute di persona e a quelle mai incontrate ma di cui sono venuta a sapere in anni di militanza. Tante, tante…

Anime, non più persone – ahimè! – che, nella stragrande maggioranza dei casi, avevano una cosa in comune: una famiglia che non è stata in grado di accoglierle, di sostenerle, di proteggerle e comprenderle.

Speculare sulle vite e sui dolori altrui per un mero ritorno di visibilità e per il clamore mediatico, oltre ad essere davvero meschino e imperdonabile, è pericoloso.
È davvero questa la parola di Dio che tanto invocano questi strenui difensori della morale? Una parola che istiga all’odio e divide le famiglie, che isola, che uccide? Esiste ancora il senso del limite e della vergogna?

Qualcuno, nel portarmi il suo punto di vista, mi ha fatto notare che, criticando Adinolfi, noi attivisti LGBT italiani faremmo il suo gioco, perché gli daremmo la visibilità che disperatamente ricerca.

Non sono d’accordo con questa affermazione, per quanto mi piacerebbe: magari Adinolfi vivesse soltanto dell’indignazione delle persone LGBT!
Purtroppo la sua vera forza sta nel sostegno di chi, ormai tacitamente perché oggi non è più politicamente corretto dichiararlo, lo appoggia.
E sono ancora tanti, non illudiamoci troppo del contrario. Il fatto che gli omofobi siano più silenziosi non significa che non esistano più e che non siano maggioranza. Una maggioranza che può sempre risvegliarsi…
Guardiamo indietro, alla nostra Storia: i diritti si conquistano con decenni di battaglie, ma è un attimo retrocedere. Per questo è importante continuare a indignarsi e non abbassare MAI la guardia.

Facebook apre alla “gender variance”

Articolo pubblicato sulla rivista di cultura LGBT “Il Simposio”.

Facebook ha recentemente introdotto la possibilità per i suoi iscritti di andare oltre la dicotomia maschio/femmina, consentendo la scelta fra più di cinquanta opzioni di genere. Questa variazione ha interessato, all’inizio del 2014, l’utenza statunitense, raggiungendo 159 milioni di persone, per poi arrivare anche a quella italiana nel giro di qualche mese.

Alla sezione “sesso” delle informazioni che possono essere rese pubbliche, l’utente Facebook trova ora, oltre alle due opzioni “maschio” e “femmina” relative al mero dato biologico, una terza possibilità, l’opzione “personalizzata”, che permette di accedere ad una pluralità di definizioni. Tali definizioni trovano la loro origine nell’ambito dei gender studies, che hanno definito “gender variance”(variabilità di genere) l’attitudine del genere sessuale a manifestarsi in una pluralità di sfumature.

Quasi la metà delle opzioni disponibili è dedicata ai percorsi di adeguamento di genere.

Eccezion fatta per “MTF” (Male to Female, da maschio a femmina) ed “FTM” (Female to Male, da femmina a maschio), tutte comprendono il prefisso “trans”, riferendosi quindi ad un attraversamento, ad un passaggio fra i generi. Troviamo così, accanto alle definizioni più generiche e conosciute come “trans”, “transessuale”, “transgender” e “persona trans*”, voci più specifiche, che rivelano la direzione del percorso di adeguamento intrapreso, come “donna transgender” e “uomo transgender”, o il sesso biologico della persona in transizione, come “trans maschio” e “trans femmina” (di utilizzo piuttosto improbabile, se pensiamo al disagio che il dato biologico, e quindi anche una definizione che lo richiama, può comportare per una persona transgender).

Abbiamo poi un nutrito gruppo di definizioni accomunate dal prefisso “cis”, che assume un significato opposto a quello di “trans”. “Cisgender” è infatti la persona che non vive una discrepanza fra sesso biologico, ruolo di genere e identità di genere. Troviamo anche ulteriori specificazioni di “cisgender”, come “cis maschio”, “cis femmina”, “cis uomo”, “cis donna”, “femmina cisgender”, “maschio cisgender”, “uomo cisgender” e “donna cisgender”. Tali definizioni, affiancandosi a “maschio” e “femmina”, rendono plurali e sfaccettate due connotazioni identitarie da sempre considerate assolute, di fatto relativizzando le identità tradizionali e la loro portata concettuale.

Non manca poi un gruppo di opzioni che potremmo definire di avanguardia antibinaria, nate dalla volontà di decostruzione del dogma binario dei generi. “Agender”, “androgino”, “bigender”, “genere fluido”, “genere non conforme”, “gender questioning” (tradotto in italiano con “in esplorazione”), “gender variant”, “genderqueer”, “pangender”, “neutro”, “nessuno”, “non binario”.

Due definizioni, infine, trovano la loro origine nella storia e nell’antropologia: “two spirit”, derivante da quelle culture native indiane che prevedevano l’esistenza di generi alternativi a quelli tradizionali, ed il partenopeo “femmininiello”.

Le maggiori associazioni LGBT italiane hanno accolto positivamente la decisione del management di Facebook, ma non sono mancate le voci fuori dal coro nel movimento. In particolare, è stato messo l’accento sul sovrabbondante e pletorico numero di definizioni disponibili, che avrebbero l’effetto di disorientare la maggioranza degli utenti che non ha una cultura sul tema dell’identità di genere. Critico anche Giovanni Dall’Orto, attivista storico del movimento gay italiano, che ha definito la decisione di Facebook un ipocrita “diversivo” che distoglierebbe il dibattito pubblico dai problemi reali, nello specifico una legge sull’omofobia o sul matrimonio fra persone dello stesso sesso (mi sono ripromessa di rivolgere due domande al sig. Dall’Orto, alla prima occasione: 1) Perchè il management di una corporation statunitense dovrebbe in qualche modo supplire a quelle che sono carenze della legislazione italiana, di competenza del Parlamento italiano? 2) In che modo una variazione che introduce una pluralità di identità di genere toglierebbe qualcosa a gay e lesbiche? Ricordo che le 50 opzioni sono tutte sfumature identitarie, non orientamenti sessuali, e il loro impatto riguarda semmai le persone transgender o di genere non conforme).

Una buona risposta alle critiche sollevate può essere ricercata nelle parole di Brielle Harrison, ingegnere software di Facebook che ha lavorato al progetto e che ha intrapreso il percorso di adeguamento MTF:

«Per molte persone queste modifiche non significheranno nulla ma, per i pochi su cui avremo un impatto, questi cambiamenti significano tutto. Troppo spesso ai transgender come me viene offerta solo una scelta binaria, vale a dire scegliere fra essere uomo o donna. Qual è il tuo sesso? E spesso la situazione è disarmante perché nessuna delle opzioni offerte dice agli altri chi siamo veramente. Queste modifiche cambiano quell’aspetto, e per la prima volta potrò andare su Facebook e dire alle persone che so qual è il mio genere.»

Da non sottovalutare infine l’impatto che questa variazione avrà sulle persone cisgender. Il semplice fatto che gli iscritti al social network più seguito nel mondo, nel rendere pubblica l’informazione relativa al loro genere, visualizzeranno un lungo elenco di opzioni possibili, è un indubbio elemento di rilievo, soprattutto considerando la familiarità che i giovanissimi, nativi digitali, hanno con i social media.