Adinolfi attacca Alessia Cinquegrana e la dignità delle persone transgender

Riferendosi al matrimonio di Alessia Cinquegrana – donna transgender che nei giorni scorsi ha sposato il suo compagno con una cerimonia pubblica e destinata a passare alla storia per il clamore mediatico che ha suscitato – Mario Adinolfi, sempre in affanno e alla spasmodica ricerca di visibilità, ha dichiarato di “stare” con quei genitori che allontanano i figli transgender dalla famiglia.

Nel leggere di questa dichiarazione, ho certo provato rabbia, collera e indignazione.

Ma, più di tutto, ho provato schifo.

È una parola che non uso mai in relazione a persone, ma questa volta non la risparmio.

Non posso – e non voglio! – fare a meno di pensare a tutte quelle persone trans che oggi non ci sono più perché morte ammazzate, perché suicide, perché isolate, perché colpevolemente dimenticate… e altrettanto colpevolmente abbandonate e lasciate in pericolo.

A quelle cacciate di casa ancora adolescenti, a quelle morte ammazzate e poi ancora straziate persino nella memoria da giornalisti senza alcuna pietà nè rispetto, a quelle suicide.

A quelle che non ce la fanno, perché è ancora molto dura, e perché non tutt* sono così forti.

A quelle conosciute di persona e a quelle mai incontrate ma di cui sono venuta a sapere in anni di militanza. Tante, tante…

Anime, non più persone – ahimè! – che, nella stragrande maggioranza dei casi, avevano una cosa in comune: una famiglia che non è stata in grado di accoglierle, di sostenerle, di proteggerle e comprenderle.

Speculare sulle vite e sui dolori altrui per un mero ritorno di visibilità e per il clamore mediatico, oltre ad essere davvero meschino e imperdonabile, è pericoloso.
È davvero questa la parola di Dio che tanto invocano questi strenui difensori della morale? Una parola che istiga all’odio e divide le famiglie, che isola, che uccide? Esiste ancora il senso del limite e della vergogna?

Qualcuno, nel portarmi il suo punto di vista, mi ha fatto notare che, criticando Adinolfi, noi attivisti LGBT italiani faremmo il suo gioco, perché gli daremmo la visibilità che disperatamente ricerca.

Non sono d’accordo con questa affermazione, per quanto mi piacerebbe: magari Adinolfi vivesse soltanto dell’indignazione delle persone LGBT!
Purtroppo la sua vera forza sta nel sostegno di chi, ormai tacitamente perché oggi non è più politicamente corretto dichiararlo, lo appoggia.
E sono ancora tanti, non illudiamoci troppo del contrario. Il fatto che gli omofobi siano più silenziosi non significa che non esistano più e che non siano maggioranza. Una maggioranza che può sempre risvegliarsi…
Guardiamo indietro, alla nostra Storia: i diritti si conquistano con decenni di battaglie, ma è un attimo retrocedere. Per questo è importante continuare a indignarsi e non abbassare MAI la guardia.