Il 25 di tutte. Giornata contro la violenza sulle donne

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Gruppo Donne “Marielle Franco” di Arcigay Catania promuove una riflessione sulla violenza che colpisce donne trans e cis, qualunque sia il loro orientamento sessuale.
Saranno nostre gradite ospiti:
GRAZIELLA PRIULLA, sociologa e saggista, autrice di testi quali “Parole tossiche. Cronache di ordinario sessismo” (Settenove), “C’è differenza. Identità di genere e linguaggi: storie, corpi immagini e parole” (Franco Angeli), “Violate. Sessismo e cultura dello stupro” (Villaggio Maori).
MONICA J. ROMANO, attivista trans e scrittrice, presidente dell’associazione Acet (Associazione per la cultura e l’etica transgenere). È autrice di tre libri: il saggio “Diurna. La transessualità come oggetto di discriminazione” (Costa & Nolan), il romanzo di formazione “Trans. Storie di ragazze XY”, e il memoir militante “Gender (R)Evolution”, entrambi editi da Ugo Mursia.
NATASCIA MAESI, giornalista, responsabile Politiche di genere di Arcigay nazionale e coordinatrice della Rete donne transfemminista.
Introduce e modera l’incontro Vera Navarria, vicepresidente di Arcigay Catania e coordinatrice del Gruppo donne “Marielle Franco”.
Porterà i suoi saluti Armando Caravini, presidente di Arcigay Pegaso Catania.

Amiche di salvataggio

Fa una certa impressione rivedersi negli occhi di qualcuno che ha cognizione della te di trent’anni fa.
Non puoi barare o dissimulare, chi hai davanti sa da dove sei partita, chi hai deciso di diventare e, soprattutto, come ci sei arrivata. Conosce cadute, sbandate, deviazioni e bonariamente te le ricorda. Conosce le tue vittorie e ti invita a tenerne conto quando vede un’ombra nei tuoi occhi. Ti riporta per mano alla realtà nuda e cruda dei tuoi passi e la trasforma in una storia grazie al potere del tempo e della prospettiva, rendendoti spettatrice di te.
Si congeda con una risata, lasciandoti rinfrancata e più vicina al senso di questa vita.
Restano più cognizione, consapevolezza e un vago senso di nostalgia ad accompagnarti verso la notte.
Credo che questo sia ciò che si può chiamare “amicizia”.
Sorrido e ripenso con dolcezza infinita a quelle due ragazzine inseparabili negli anni ’90, vorrei poter dire loro che non si perderanno.

Quando una donna trans muore

Quando una di noi – una donna trans – muore, si attiva sempre un giro di telefonate, almeno fra quelle che io conosco.
Le amiche, certo, ma anche quelle che non senti più da una vita, persino le nemiche giurate del momento (ruotano, sapete?) seppelliscono l’ascia di guerra e ti telefonano. Poi tu telefoni a tua volta ad altre, magari recuperando vecchie agendine cartacee, e si attiva un circolo di comunicazioni ed esternazioni che resta intatto per qualche giorno.

“Hai saputo?” “Ma come è successo?” “Non può essere” “Non è possibile” “Non ci credo” “Perché?” “Ma proprio lei… ?” “Lo sai cosa mi aveva detto?” “Chiamiamo i genitori?” “E ora?” “Quando succederà a me, per favore, vigilate e dite che… ”

Io desidero dire che questa cosa che ci telefoniamo fra noi quando una se ne va la trovo bella, perché è il nostro senso di comunità e sorellanza che emerge a dispetto di tutto, persino a dispetto di noi e della nostra litigiosità interna.

Alle giovani donne trans vorrei soltanto dire di non perderla questa cosa, di non smarrire questo spirito, perché è prezioso.
Non svendete mai il senso di appartenenza a una piccola – ma vostra – comunità, magari per sentirvi più normali o perché oggi va di moda dire che essere trans è come essere biondi o castani, una “caratteristica” (e se parli di “sorelle”, ti guardano straniti).

Non perdetevi, restate vicine, restate in contatto perché è uno specchio senza il quale perdereste voi stesse.

Monica J. Romano e Daria Colombo presentano i loro libri al Pop di via Tadino

Martedì 26 marzo alle 19 presso il POP di via Tadino 5, Monica Romano e Daria Colombo presenteranno i loro libri Gender (R)Evolution e Alla nostra età, con la nostra bellezza.

Iniziativa promossa da Sinistra x Milano.

Ingresso libero.

 

 

Gender (R)Evolution

«Le battaglie delle persone transgender hanno portata universale e possono migliorare la vita di tutti, perché le rigide aspettative di genere del nostro sistema culturale opprimono ogni essere umano, senza distinzioni.»

Dalla rivolta di Stonewall all’uccisione dell’attivista trans Hande Kader, passando per le battaglie del movimento LGBT italiano, Monica Romano racconta in prima persona la storia di quel lungo percorso di affermazione delle libertà individuali che ha visto protagonisti il movimento e la comunità transgender italiana e internazionale. La sua esperienza di attivista e militante si intreccia a quella di alcuni fra i più noti e principali esponenti del movimento.

Un libro di memorie che invita a riflettere e ad affrontare diffidenze e luoghi comuni, ma anche un testo informativo in cui la storia dell’autrice e dei suoi compagni viene contestualizzata e arricchita da schede di approfondimento, utili a chiarire significati e concetti, contro ogni mistificazione e pregiudizio.

 

Alla nostra età, con la nostra bellezza

 

Anni ’90. Lisa e Alberta si conoscono sui banchi dell’università e nasce una sintonia imprevedibile, per due agli antipodi come loro. Alberta ha vent’anni, è idealista e sicura di sé, prende tutto ciò che vuole. Lisa invece ha il doppio della sua età, è madre di un’adolescente scontrosa e moglie di un uomo anaffettivo, la politica non le è mai interessata. Attorno a loro, però, un pezzo d’Italia sta scendendo in piazza contro il governo della Destra e sembra che tutto possa cambiare. Tra un giorno passato sui libri e un caffè rubato alle rispettive vite, le due donne si ascoltano, si capiscono e crescono. Sono le prime a manifestare, e le prime a essere deluse. Eppure ognuna, a modo suo, continua a lottare.

 

Monica Romano è un’attivista del movimento per i diritti delle persone LGBT. Laureata in Scienze Politiche, ha collaborato con Arcitrans, Crisalide Azione Trans e La Fenice, che ha fondato e presieduto fino al 2009. Esperta di amministrazione del personale, si occupa anche di formazione sul tema della variabilità e non conformità di genere nella società e nel mondo del lavoro. Nel 2016 si è candidata per il Consiglio Comunale di Milano. Con Mursia ha pubblicato Trans. Storie di ragazze XY (2015).

 

Daria Colombo

Scrittrice, art director e giornalista. Laureata in lettere moderne all’Università di Pavia, si è poi specializzata in storia del teatro. Tra il 1975 e il 1980 lavora tra teatro, cinema e televisione. Quindi studia architettura d’interni e scenografia e inizia la carriera di art director. Ha dato vita al movimento dei Girotondi a livello nazionale ed è impegnata in numerose iniziative di solidarietà. È sposata con Roberto Vecchioni con il quale collabora da oltre vent’anni.

“I libri delle donne” di Vera Navarrìa con postfazione a cura di Monica J. Romano

<<Ogni donna che oggi viene pubblicata senza stupore, vince un premio letterario, svetta sulla classifica dei best seller, è recensita con attenzione da un critico mentre cinquant’anni fa sarebbe stata ignorata, ha un debito di riconoscenza verso le femministe e loro case editrici di quegli anni>>

Vera Navarrìa, ricostruendo il fervore culturale nato dalle istanze femministe e il ruolo svolto dalle case editrici che «vivevano per un fine ideale, dare voce alle donne, alla loro differenza, alla loro creatività», fa un quadro dell’editoria femminista europea, si sofferma su quella italiana e svela di avere «appreso con stupore che per alcuni anni il mondo ha conosciuto un circuito editoriale diverso […]che nelle sue spinte più utopiche ambiva a fare da sé, a fare a meno del compromesso con l’editoria “tradizionale”, capitalista, “degli uomini”, […] colpevole di non pubblicare abbastanza autrici e di essere il primo anello di trasmissione di una cultura pensata esclusivamente dagli uomini, dalla quale le donne si sentivano non rappresentate ed escluse».

Di queste case editrici Navarrìa racconta genesi, modo di lavorare, copertine e storie personali di donne certe di avere qualcosa da dire e di poter rivendicare un ruolo rilevante. Tanto da far asserire a Monica J. Romano, nella postfazione, che «ancora oggi, sono le parole di altre donne a mettermi in salvo».