Sul femminismo TERF (Femminismo Radicale Trans Escludente)

Estratto dalla mia intervista per MarieClaire.it (qui il link all’articolo di Debora Attanasio) sul femminismo trans-escludente.

“La bomba è scoppiata negli Stati Uniti e le schegge sono inevitabilmente ricadute in Europa”, spiega Monica Romano, scrittrice ed esponente di lungo corso del movimento LGBT italiano, autrice fra gli altri di “Diurna. La transessualità come oggetto di discriminazione” e Gender R- Evolution (Mursia).

“In Italia, a dire il vero, è più preoccupante la spaccatura interna nei movimenti Lgbt perché Arcilesbica – già in rotta con il resto del movimento per la GPA – ha innescato un attacco alle trans. Vale la pena ricordare che la frangia femminista Terf non è rappresentativa di tutto il femminismo, costituisce una minoranza e questo va specificato per non compromettere quella che sta diventando un’alleanza sempre più forte. Le Terf dicono che donne si nasce, non si diventa.
Questo ci marginalizza, sminuisce il diritto – acquisito in Italia dalle donne transgender grazie a una legge del 1982 – di essere considerate donne al pari di tutte le altre dopo un percorso che implica grande dolore, sforzi e difficoltà per l’adeguamento della nostra identità sociale”.
Con il resto delle femministe, che sono la stragrande maggioranza, il rapporto è invece sano: “Io mi definisco femminista e dialogo con la Libreria delle Donne di Milano, istituzione storica del femminismo”, dice Monica Romano. Tuttavia, entrando nel merito della polemica su cui ha punta il dito il Guardian, riconosce la validità di alcune critiche espresse dalle femministe rispetto al movimento LGBT. “La misoginia di molti gay, ad esempio, è innegabile. Ed è vero che l’impostazione familiare di una donna transgender è stata maschile, e che ne conservano alcune caratteristiche come, ad esempio, una maggiore assertività. Ma siamo così sicure che l’assertività sia una caratteristica necessariamente maschile? O è la cultura in cui viviamo che ci induce a pensarlo? Quando ho iniziato a vivere come donna, a 19 anni, sono diventata consapevole delle discriminazioni e dei soprusi che le donne subiscono, subendole in prima persona nel lavoro: io stessa fatico a rompere il “soffitto di cristallo” nel mio lavoro, ad avere i giusti riconoscimenti come laureata e professionista, perché sono una donna. La verità sta nel mezzo. Io ho sempre lavorato per costruire un ponte fra le donne e le donne transgender. Noi donne trans subiamo violenza e discriminazione. Le donne, tutte, subiscono violenza e discriminazione. Chi è il responsabile comune dei nostri problemi? Il patriarcato. È il patriarcato l’unico nemico contro cui donne e donne trans dovrebbero muoversi compatte. Far scoppiare guerre interne è un errore e una perdita di tempo da entrambe le parti. Un allontanamento da un obiettivo comune, da cui trae vantaggio solamente il patriarcato”.

Sul sedicente “femminismo” TERF (Trans-exclusionary radical feminism)

“Il Trans-exclusionary radical feminism” (o TERF) è un sottogruppo minoritario e radicale del femminismo (ribadiamolo: è solo una parte del femminismo radicale) caratterizzato da transfobia, soprattutto trans-misoginia. Queste persone ritengono che le uniche “vere” donne siano quelle nate con vagina e cromosomi XX, supportando l’essenzialismo di genere.

Nel 2015, Elinor Burkett, giornalista americana, produttrice ed ex docente dell’Università del Maryland, attaccò Caitlyn Jenner, donna transgender, ex campione olimpico di decathlon, che aveva rilasciato un intervista per Vanity Fair dopo il suo coming out, con un articolo dal titolo “Donne e uomini hanno lo stesso cervello?”.

Successivamente Dame Jenni Murray, giornalista inglese della BBC, ha pubblicato un articolo per il Sunday Times Magazine, dal titolo: “Siate trans, siate orgogliose, ma non chiamatevi una donna ‘vera’”.

Fu poi la volta di Germaine Greer, scrittrice australiana, che è stata pesantemente contestata alla giornata internazionale della donna a Brighton per aver animato una retorica trans-escludente

Queste sono soltanto tre delle pensatrici sedicenti femministe che stanno promuovendo un messaggio dispregiativo e discriminatorio rivolto alle donne transgender in tutto il mondo, messaggio che è arrivato anche in Italia.

Nell’agosto 2017, Arcilesbica Nazionale ha condiviso un articolo intitolato: “I Am a Woman. You Are a Trans Woman. And That Distinction Matters.”, scatenando l’indignazione di buona parte del Movimento per i diritti LGBT italiano.

Occorrerà portare avanti in Italia, e con decisione, una nuova battaglia politica e culturale, come del resto sta già succedendo negli Stati Uniti, dove la questione dei bagni che le persone transgender dovrebbero utilizzare è già da tempo nell’agenda politica, con l’amministrazione Trump impegnata già da tempo nel promuovere un nuovo apartheid.

La legge 164/82 ha sancito il diritto legale delle persone transessuali e transgender a vedere riconosciuto legalmente il genere d’elezione senza alcuna distinzione con le persone cisgender: oggi una donna transgender, a seguito dell’iter di transizione, ha infatti diritto alla rettificazione anagrafica del sesso ed è considerata una donna a tutti gli effetti di legge.

Questi diritto potrebbe, un giorno, venire messo in discussione, mettendo in pericolo la nostra libertà e le conquiste fatte fino ad oggi. Non dimentichiamo che la storia contemporanea ci insegna che gli estremismi e le ideologie di parti anche avverse – e penso alle posizioni sulla transessualità espresse da un certo attivismo cattolico estremista che va dalle Sentinelle in Piedi e al movimento Pro Vita – finiscono spesso con l’essere coincidenti.

Diceva Lohana Berkins, attivista trans argentina:

Siamo traditrici del patriarcato, e questo spesso ci costa la vita. (…). Il patriarcato ci punisce perché rinneghiamo i privilegi della dominazione che ci conferiscono i genitali con cui nasciamo. (…) Questa violenza è la conseguenza di un’altra, quella sociale, e ci viene inflitta perché osiamo sfidare il compito che ci è stato assegnato che ci dice cosa dobbiamo essere e fare. A differenza di gay e lesbiche, le persone trans* non hanno scelta in quanto a visibilità.”