La mia partecipazione al talk per il linguaggio inclusivo di Vodafone

Come sapete, fra le mie attività c’è anche quella di formatrice aziendale sul diversity management, lavoro che è andato a consolidarsi e a intensificarsi dopo il conseguimento del Master in Diversity Management e Gender Equality della Fondazione Giacomo Brodolini.
Il 17 maggioGiornata per il contrasto dell’omofobia, transfobia, lesbofobia e bifobia – sono stata lieta di partecipare a un importantissimo talk per il del network interno di Vodafone.
Negli anni Vodafone si è dotata di un Inclusion commitment per l’uguaglianza che ha già visto la partecipazione di rappresentanti d’eccellenza come Franco Grillini.
Come dico molto spesso, le aziende del terziario avanzato sono ormai una potente locomotiva per il cambiamento culturale che auspichiamo e per cui da anni ci battiamo, e poter portare all’interno di questi contesti organizzativi lo sguardo e la cultura delle minoranze sessuali e di genere è una straordinaria opportunità.

Milano ha approvato il primo “Registro di Genere” in Italia per le persone transgender

https://www.youtube.com/watch?v=bYKjc7vOJ1g

 

Sono felice e orgogliosa di poter annunciare una vittoria storica: il Consiglio Comunale ha approvato la mia mozione per l’istituzione di un Registro per il riconoscimento del genere di elezione per le persone transgender, gender non-conforming e non binarie.

Il Registro consentirà ai cittadini transgender milanesi di avere i documenti di riconoscimento di competenza del Comune (abbonamento ATM, tessere delle biblioteche, badge e documenti di riconoscimento aziendali per i dipendenti del Comune di Milano e delle aziende partecipate) con il nome da loro scelto e non più il nome anagrafico.

La mozione approvata prevede inoltre misure per rendere effettivo il diritto di voto delle persone transgender che – a causa del problema dei seggi elettorali suddivisi in base al sesso – spesso disertano le urne per evitare situazioni di imbarazzo. D’ora in poi, per ottenere i documenti con il nome scelto, per i cittadini transgender sarà quindi sufficiente fare una dichiarazione davanti a un ufficiale di stato civile.

In attesa di una nuova legge nazionale che riconosca il diritto all’identità di genere e all’autodeterminazione delle persone transgender – la legge attualmente in vigore è ormai di 40 anni fa e del tutto inadeguata – l’approvazione di questo registro è un traguardo molto importante. Oggi le persone transgender devono affrontare percorsi che possono durare anche anni, frustranti quanto costose perizie psichiatriche e mediche, passaggi da avvocati e tribunali che allungano i tempi e costano migliaia di euro – prima di vedere riconosciuto un diritto che dovrebbe essere dovuto e soltanto validato dalle istituzioni.

Tutto questo avviene in contrasto con gli orientamenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che – ormai quattro anni fa – ha stabilito che essere transgender non è una malattia psichiatrica.

Come il Registro delle Unioni Civili approvato a Milano nel 2012 anticipò il riconoscimento delle coppie omosessuali, oggi il Registro di Genere sarà avanguardia per il riconoscimento della cittadinanza delle persone transgender.

 

Lavoratori, diseduchiamoci!

Sto tornando dalla manifestazione indetta per il 1 maggio a Milano per la Festa dei Lavoratori, e sono un po’ triste.
Ho visto una scarsa partecipazione, forse anche più ridotta rispetto a prima della pandemia.
Ho sentito dal palco parole e toni troppo educati rispetto a quello che dovrebbe essere il sentimento delle lavoratrici e dei lavoratori dopo due anni di cui soprattutto chi vive di lavoro ha fatto le spese (tanto per cambiare).
Che stanchezza tutta questa educazione e tutto questo contegno calati come una nebbia soporifera sui temi del lavoro.
Dov’è finita la rivendicazione a Milano?
Ho poi sentito la solita vuota retorica sulle donne e sui sanitari, a cui dovremmo esser tutti grati, e il solito “bla bla bla” (grazie a Greta Thunberg per averci regalato quest’espressione così vera e immediata).
Come ci siamo dettə tante volte, al posto della gratitudine, forse un aumento delle paghe e una diminuzione della precarietà e del gender gap sarebbero molto più graditi a coloro che si sono sentiti chiamare “eroi” durante la pandemia, tenendo botta. E invece.
E poi tutto questo utilizzo di termini inglesi che ascolto ai vari eventi che riguardano il tema del lavoro che sto cercando di seguire – francamente – un po’ mi urta.
Non faccio che pensare: “e quindi? E allora?”.
Credo – e oggi però voglio anche dirlo – che il dibattito sul lavoro, per ripartire davvero, abbia bisogno di tre ingredienti che da troppo tempo mancano: pragmatismo, sostanza e verità.

LGBT History Month – Aprile, mese della storia LGBT+

Sono intervenuta in Consiglio comunale perché oggi, 5 aprile, ricorre il cinquantenario di una manifestazione molto importante per il movimento LGBT+.
Il 5 aprile del 1972 ebbe luogo la prima manifestazione gay e lesbica italiana.
40 persone – fra cui Mario Mieli, figura di rilievo nella nostra storia e fra i massimi teorici del movimento omosessuale italiano – si presentarono a un Congresso Internazionale di Sessuologia di ispirazione cattolica che considerava l’omosessualità una malattia mentale e che si proponeva di curarla.
Associazioni e gruppi – fra cui il Gay Liberation Front – arrivarono a Sanremo da tutta Europa per protestare contro gli psichiatri e la medicalizzazione, gridando lo slogan:
«, ».
L’intervento si conclude con la citazione di un passaggio del libro ANTOLOGAIA, di Porpora Marcasciano.
Buon Pride History Month a tuttə!

Riders e food delivery, il Comune di Milano approva la mozione per la sicurezza stradale

Sono davvero molto orgogliosa di questa mozione presentata con Daniele Nahum e Natascia Tosoni. Ringrazio ancora entrambi per avermi coinvolta nella redazione del testo.

Come avevo scritto nell’incipit del mio programma elettorale:

“Ripartiamo dai diritti. La Milano che vogliamo è la Milano che invoca, senza timidezze, il rispetto del diritto del lavoro e che non gira le spalle innanzi alla situazione dei rider che ogni giorno sfrecciano nella nostra città, spesso lavorando in condizioni inaccettabili. È la Milano che non dimentica l’importanza della sicurezza sul lavoro e che brucia di indignazione perché non è accettabile morire sul lavoro.”