Intervento presso il Consiglio comunale di Milano sullo sciopero generale proclamato da CGIL e UIL per il 16/12/2021
“Giovedì scorso CGIL e UIL hanno proclamato uno sciopero generale e promosso una manifestazione qui a Milano, partita da Piazza Castello e arrivata all’Arco della Pace, dove abbiamo potuto ascoltare le istanze e le rivendicazioni delle rappresentanze sindacali delle lavoratrici e dei lavoratori.
Fra queste, la rivendicazione del vero e proprio stato di emergenza per chi oggi muore sul lavoro, tristemente confermato, appena due giorni dopo, dalla tragedia avvenuta a Torino.
Sappiamo che lo sciopero generale ha suscitato molte polemiche e perplessità.
Per molti, lo sciopero avrebbe contribuito a dividere il Paese in un momento storico delicatissimo e di emergenza, molti altri hanno difeso la validità della manovra economica del Governo, altri ancora hanno invitato a porre la dovuta attenzione per evitare una “guerra fra contribuenti” che non farebbe bene a nessuno.
Si può dibattere e ci si può confrontare sulla validità di queste riserve, evitando gli arroccamenti e le contrapposizioni, certamente.
Tuttavia, non si può non riconoscere l’altra emergenza, quella dell’aumento esponenziale delle morti sul lavoro, così come quella, per dirla con le parole di Maurizio Landini, della “pandemia salariale e sociale”, che ha finito di abbattere il già indebolito potere di acquisto degli stipendi.
Non possiamo negare che negli ultimi quasi due anni, dall’inizio della pandemia, i prezzi sono aumentati in modo davvero impressionante. Lo vediamo soprattutto quando andiamo al mercato e al supermercato, quando riceviamo le bollette, quando a questo si aggiungono spese straordinarie e impreviste. Tutto è aumentato, tutto, tranne, tanto per cambiare, gli stipendi delle lavoratrici e dei lavoratori.
CGIL e UIL ritengono la manovra iniqua, la riforma delle aliquote fiscali troppo sbilanciata a favore dei redditi medi. La “manovra espansiva” del Governo non andrebbe verso chi ne ha maggiormente bisogno. Ci si dimentica completamente dei working poor, persone che hanno un lavoro ma che vivono al limite della sussistenza, dibattendosi fra contratti fragili e salari bassi. A Milano i working poor, sono davvero tantissimi.
E queste persone non possono certo trovare conforto nel leggere giornali che hanno cercato di dimostrare la bontà di questa manovra economica per i redditi più bassi giocando con i numeri e calcolando i risparmi fiscali in percentuale sull’imposta anziché in valore assoluto.
L’attuazione del PNRR, ci impone grande senso di responsabilità istituzionale, ma al tempo stesso deve ricordarci che solo la cultura dei diritti, individuali e collettivi, può permetterci di portare avanti al meglio il nostro lavoro di amministratori.
Non dobbiamo dimenticare che nella storia dell’Occidente il conflitto capitale-lavoro ha aperto spazi di democrazia, attraverso il riconoscimento di diritti individuali e collettivi che hanno portato a un’equa redistribuzione dei poteri e alla garanzia di equità e inclusione sociale.
L’auspicio è che anche in una città come Milano, così come nel dibattito nazionale, i temi della giustizia sociale ed economica, dell’evasione fiscale, del caro vita, del salario minimo, delle pensioni e della precarietà del lavoro ritornino ad avere la priorità e dignità che meritano.”