Pride 2014

Ed è arrivato anche il giorno del nostro Pride.
Quindici anni di Pride e ancora mi emoziono.
Vorrei rivolgere un appello a tutt* coloro che invece non hanno ancora marciato insieme a noi, in particolare ai giovanissimi:
non ascoltate chi vi dice che il Pride è un'”inutile carnevalata”, che ormai non serve più, che non è andando al Pride che cambieremo le cose, perché si sbagliano.
Ricordate che oggi marceremo per commemorare i moti di Stonewall, per ricordare la fiera ribellione di un gruppo di persone LGBT che ha fatto la differenza e la storia.
Se non sapete che cosa sia Stonewall fate ricerche, documentatevi, guardatevi il film, ricostruite un po’ della nostra storia, e capirete perché è importante marciare oggi.
Scendete in strada ricordando che la battaglia non è finita, che ancora oggi c’è chi scende in piazza silenziosamente per ridurre noi al silenzio, che l’unica proposta di legge che l’attuale governo è stato capace di proporre pone l’umiliante veto di tenerci lontani dai bambini come se fossimo criminali o degenerati.
Venite a manifestare con noi e portate tutto il vostro orgoglio e la vostra fierezza.
Vi aspettiamo, buon Pride!
The-riot

Pride 2014: nessuna manifestazione nazionale

Pare che per il mancato accordo fra le associazioni LGBT*, quest’anno non ci sarà un Pride nazionale, ma solo manifestazioni locali.

La notizia ha giustamente portato ad un acceso dibattito all’interno della nostra comunità.

E così, fra tanto parlare di Pride, ho dato uno sguardo al passato.

Ormai 12 anni fa, nel 2002, marciammo a Padova.
Dieci anni fa marciavamo invece per il Pride nazionale di Grosseto, del quale ho un ricordo meraviglioso. Da allora non ho mai smesso di rimpiangere la bella idea dei pride nazionali portati in provincia e alla loro grande portata simbolica e pioneristica.

Dovremmo ritentare, trovare il coraggio di mettere fine al monopolio sui Pride delle grandi città.

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Al Pride di Padova nel 2003

Al Pride di Grosseto nel 2004

Al Pride di Grosseto nel 2004

Per una comunità TLGB

(discorso pubblico al pride milanese del 2008)

Voglio anzitutto rivolgere un saluto ed un sentito ringraziamento a tutte le persone trans che hanno partecipato a questo corteo; grazie per aver portato il nostro orgoglio a questa manifestazione.

Il Pride è un momento molto importante di ritrovo ed elaborazione per la comunità LGBT, ed io credo che la nostra funzione sia quella di dare senso e contenuto a quella T* che dovrebbe rappresentarci.

A tutti coloro che, come ogni anno, hanno espresso la propria contrarietà alla presenza delle persone trans ai Pride, voglio dire che noi facciamo parte del DNA di questo movimento, da Stonewall in poi, e che il nostro diritto di cittadinanza in questo spazio pubblico non è e non deve essere messo in discussione.

Noi viviamo il nostro Pride 365 giorni l’anno, dal momento che, in molti casi, basta guardarci per capire chi siamo.

Proprio per questo il nostro punto di vista sul mondo e sulla società potrebbe essere una risorsa per tutta la comunità. E chissà che, dal prossimo anno, la nostra comunità sia TLGB.

Dobbiamo pretendere che il movimento, oltre alla sacrosanta rivendicazione di diritti e riconoscimento per le coppie gay e lesbiche, rivendichi in ogni occasione i diritti civili negati alle persone transessuali e transgender in questo paese.

Un paese che vorrebbe vederci solo sulle strade, la notte.

Un paese che spinge ogni anno molte di noi verso la prostituzione, negando la possibilità di un lavoro diurno, negando la nostra dignità.

Un paese che ci nega documenti conformi con la nostra identità, che ci spinge a normalizzarci ed omologarci, spesso contro la nostra volontà, prevedendo due sole possibilità: uomo o donna.

Un paese che sta a guardare mentre nel quartiere Prenestino a Roma le destre, ahimè sempre più potenti, organizzano ronde e catturano trans, le prendono per i capelli, le insultano, le umiliano, contando sull’indifferenza dell’opinione pubblica.

Non pensate che quanto accaduto a Roma non vi riguardi, sarebbe un gravissimo errore.

Una regione Lombardia che assolda solo medici obiettori che rifiutano di assistere le persone trans, negandoci il diritto di autodeterminazione, ovvero la possibilità di decidere liberamente del nostro corpo, di intraprendere quel percorso di transizione che ci rende finalmente noi stess*.

La Lombardia, attraverso la sua amministrazione sanitaria, rifiuta le persone trans. Per questo a Milano diventa è sempre più difficile portare avanti il nostro percorso di transizione.

Io dico che è ora di far sentire la nostra voce.

Voglio concludere con un appello all’unità del nostro movimento.

Smettiamo di essere divisi, perché tutti noi, gay, lesbiche, trans, donne, abbiamo nemici comuni, in primis le destre, il fondamentalismo cattolico e la cultura maschilista e patriarcale.

Smettiamo di sottolineare ciò che ci divide e battiamoci insieme affinché questo Paese possa finalmente definirsi LAICO e CIVILE.