Presentazione di “Trans. Storie di ragazze XY” alla Casa delle Donne di Milano

Mercoledì 22 giugno alle 19:30 alla Casa delle Donne di Milano.
Vi aspettiamo!
“In occasione della Pride Week*, la settimana di eventi in preparazione alla parata del 25 giugno, il gruppo Lesbiche in Casa e tutta la Casa delle Donne di Milano, aprono le porte a un confronto sul tema con la presentazione del libro Trans – Storie di ragazze XY di Monica Romano, ed. Mursia.
L’incontro con l’autrice, una donna transgender lesbica e milanese, attivista del movimento per i diritti delle persone LGBTI, ci offrirà l’occasione di affrontare tanti temi di cui molto si parla, ma poco si sa.
Dopo la presentazione, fermati con noi per un apericena vegano e vegetariano rainbow nel nuovissimo Spazio da Vivere – Casa delle Donne di Milano!”

Conferenza all’Università Bocconi: “Unordinary Women”

Il 9 marzo sono stata relatrice all’Università Bocconi con le bravissime Sabrina Bianchetti e Sara Luciani per l’evento informativo “Unordinary women: femminilità non ordinarie”.
Tre esperienze, tre diversi vissuti si sono integrati alla letteratura sulla variabilità di genere e queer, dando vita a tre diversi interventi.
I temi: donne transgender e cittadinanza, crossdressing e gender variance.
L’evento è stato organizzato dal collettivo studenti B.E.S.T. e dal Circolo TBGL Harvey Milk Milano ed è stato un successo, aula piena!

Il mio sentito ringraziamento va agli studenti dell’Università Bocconi che si sono impegnati nella realizzazione e alla mia associazione, il Circolo TBGL Harvey Milk per questa bellissima esperienza.

Tre esperienze, tre diversi vissuti integrati alla letteratura sulla variabilità di genere e queer, hanno dato vita a tre diversi interventi.
I temi affrontati: donne transgender e cittadinanza, crossdressing e gender variance.
Un ringraziamento speciale alle altre due bravissime relatrici Andrea Sabrina Bianchetti e Sara Luciani.
Grazie a Matteo Di Maio, ad Arianna e a tutti coloro che hanno lavorato all’evento rendendolo possibile e qualitativamente, mi sento di dirlo, notevole. Complimenti ragazzi!

31 marzo – Giornata Internazionale della Visibilità Transgender

Articolo pubblicato sulla rivista di cultura LGBT “Il Simposio”

La Giornata Internazionale della Visibilità Transgender (International Transgender Day of Visibility) promossa a partire dal 2009 dalla militante Rachel Crandall (Michigan), ricorre il 31 marzo. Durante questa giornata, conosciuta soprattutto negli Stati Uniti e in Inghilterra e ancora molto poco in Italia, celebriamo la visibilità delle persone transgender nella società.

Il senso di questa celebrazione può essere efficacemente reso utilizzando le parole di Laverne Cox, attrice transgender americana:

It is revolutionary for any trans person to choose to be seen and visible in a world that tells us we should not exist.” (In un mondo che dice che noi non dovremmo esistere, per ogni persona trans è rivoluzionario scegliere di essere visibile). La scelta della parola “revolutionary” non sembra ardita se consideriamo un sistema culturale occidentale moderno che riconosce e legittima soltanto due generi, “uomo” e “donna”. Per i dissidenti di genere esistono solo due alternative possibili: l’adeguamento al dogma binario1, o la marginalizzazione. O ci adeguiamo ad essere “donne e uomini a tutti gli effetti”, espressione che ricorre spesso nella dinamica discorsiva associata alla condizione trans, aderendo il più possibile a ciò che l’immaginario collettivo pretende da noi, o siamo esclusi, stigmatizzati e spinti verso la morte sociale. Ricordiamo che, fino a pochissimo tempo fa (solo recentemente, a più di trent’anni dall’approvazione della legge 164/82, diverse sentenze hanno riconosciuto la riattribuzione anagrafica a persone transgender in assenza di interventi demolitivi agli organi sessuali primari. Un orientamento ufficializzato e rafforzato da recentissime sentenze della Corte di Cassazione  e della Corte Costituzionale), la prassi giurisprudenziale ha fatto sì che una persona trasgender italiana che volesse ottenere un documento conforme alla sua identità reale, unico lasciapassare per l’esercizio di un pieno diritto di cittadinanza, a partire dall’esercizio del diritto al lavoro, dovesse obbligatoriamente sottoporsi ad una vera e propria “sterilizzazione forzata”. Solo chi aveva rimosso le gonadi (ghiandole sessuali), mettendosi nella definitiva impossibilità di procreare, vedeva riconosciuti i suoi diritti civili. La pressione che subiamo verso l’omologazione è costante e violenta. “Sei un uomo/una donna a tutti gli effetti ormai”, ci sentiamo dire con paternalistica approvazione, ma solo quando soddisfiamo completamente le aspettative sociali, pagando l’obolo di interventi chirurgici demolitivi e ricostruttivi sui nostri organi genitali e smettendo di rivendicare il nostro percorso, la nostra identità T*, negando una parte di noi.

In questo quadro, la rivendicazione di una visibilità transgender, se non addirittura di un orgoglio, è sovversiva, liberante e rivoluzionaria sul piano sociale e culturale, oltre che salvifica sul piano personale. Poter finalmente dire: “Sono una persona transgender e rivendico la mia visibilità” significa permetterci di esistere al di fuori dello schema binario, di legittimarci, di amarci.

Un amore verso noi stess* che, portato nel mondo, assume una valenza culturale e politica. E’ anzitutto amando noi stess* per quello che siamo e non per ciò che la società ci impone di essere, che mettiamo in discussione e relativizziamo l’ordine binario, sovvertendo gli stereotipi ricevuti. Un processo, quello della relativizzazione della visione assoluta, limitata e limitante di un mondo a due colori, che riveste una grande importanza per ogni persona transgender. Una persona trans* che ha fatto un lavoro su di sé (un esempio è la vecchia ma sempre validissima “autocoscienza”) per uscire dalle logiche di “adeguamento” e sposare quelle di “affermazione”, non accetterà di sottoporsi ad interventi chirurgici o trattamenti ormonali non desiderati, non cadrà nella trappola del “passing” 2, prenderà posizione e si difenderà dagli episodi di transfobia, difenderà la sua dignità. Vivrà, insomma, una vita migliore.

Ben venga quindi la “Giornata internazionale della visibilità transgender” che, a differenza del 20 novembre, “Transgender Day Of Remembrance” (Giornata della Memoria Transgender), giorno in cui commemoriamo le vitttime di odio transfobico, ci offre l’occasione per sorridere, festeggiare, affermarci con fierezza.

1 Chi non si riconosce nel sesso di nascita ha come unica alternativa il passaggio al sesso opposto, come in Italia prevede la legge 164/82, “Norme in materia di retticazione di attribuzione di sesso”.

2 La convinzione secondo la quale solo la donna o l’uomo transgender che “passino”/”sembrino” donne biologicamente femmine o uomini biologicamente maschi, possibilmente aderenti ai correnti canoni estetici di bellezza e desiderabilità, siano davvero “riusciti”, “venuti bene”. Questa convinzione porta molte persone transgender a sottoporsi ad importanti interventi chirurgici, spesso dannosi per la salute, di chirurgia ricostruttiva. Il fine è la piena “mimetizzazione” nella società, o “modalità stealth”, espressione importata dal linguaggio bellico, che indica gli aerei capaci di rendersi invisibili ai radar.

Presentazione di “Storie di ragazze XY” a Milano

Milano, 20 febbraio, ore 18:30, presso il teatro Filodrammatici.
Interverranno:
  • Matteo B. Bianchi, scrittore, editor e autore tv.
  • Massimo D’Aquino, scrittore e attivista per i diritti LGBTI, autore del libro “Camminavo rasente i muri (autobiografia tascabile di un transessuale).”
  • Paola Morello, attrice e professionista milanese, donna e madre.

Modera l’incontro:

  • Marco Albertini per la rivista “Pride”.

Il libro è disponbile in tutte le librerie (Rizzoli, Lirus, Feltrinelli, Ibs, Amazon e in tutte le librerie online).

«I ragazzi della mia età spesso venivano a chiedermi a quale metà del cielo appartenessi. C’erano i maschi, c’erano le femmine, e c’ero io. Poteva essere questa la risposta? Non nel mondo in cui vivevo

«Sei maschio o femmina?» È il 1986 quando Ilenia si sente fare per la prima volta questa domanda. Al momento non sa cosa rispondere, non vuole essere diversa, è e basta. La ricerca di una vera risposta la accompagnerà lungo tutto il cammino attraverso l’adolescenza e verso l’età adulta. Il suo è il viaggio travagliato di una ragazza che sembra avere per la società e per i benpensanti un’unica meta, la prostituzione. Ma Ilenia è una persona che non si arrende e scompiglia fin da subito le carte del destino: nonostante bullismo, discriminazione, violenze fisiche e verbali, si laurea, trova un lavoro e un amore inaspettato, quello per una donna.
Le paure, le battaglie, le ferite, i traguardi di una giovane trans, che come tante altre ragazze XY, lotta per una vita serena e autentica, verso la libertà di genere e il pieno diritto di cittadinanza per le persone transgender nella società civile.

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