
La Commissione speciale del Comune di Milano incontra la Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e fenomeni d’odio
Lo scorso 3 luglio, si è tenuta una nuova e ricca seduta della Commissione speciale contro i discorsi d’odio e i fenomeni d’odio del Comune di Milano. Un incontro importante, che ha visto la partecipazione di due ospiti di altissimo profilo: la professoressa Nanna Relfiano, costituzionalista e coordinatrice della Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e fenomeni d’odio, e il professor Federico Faloppa, linguista, docente alla University of Reading e autore della raccomandazione del Consiglio d’Europa sul tema.
L’obiettivo dell’incontro: rafforzare il lavoro della Commissione milanese in una logica di alleanza con la società civile e di costruzione di strumenti concreti – una “cassetta degli attrezzi” – per amministrazioni locali impegnate nel contrasto all’hate speech.
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I discorsi d’odio come fenomeno multidimensionale e multilivello
Come sottolineato dalla professoressa Relfiano, i discorsi d’odio rappresentano un fenomeno complesso, che non può essere affrontato con un solo strumento. Occorre un approccio multilivello – penale, civile, amministrativo – e multidimensionale, capace di cogliere le radici culturali e strutturali del linguaggio d’odio.
Partendo dalla raccomandazione del Consiglio d’Europa del 2022, la relatrice ha illustrato le norme italiane in materia – dall’art. 604 bis del codice penale alle disposizioni antidiscriminatorie del diritto civile – e le opportunità offerte dal Regolamento Agcom del 2021. Ma ha anche evidenziato l’importanza degli strumenti “soft”: educazione, formazione, sensibilizzazione, monitoraggio.
La Rete nazionale contro i discorsi d’odio: un’alleanza tra istituzioni e società civile
Il professor Faloppa ha presentato il lavoro della Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e fenomeni d’odio, una realtà unica nel suo genere, che unisce enti locali, ONG, università, associazioni professionali e centri di ricerca.
Tra le attività della rete:
- il monitoraggio dell’hate speech online e offline (come le Mappe dell’Intolleranza e il Barometro dell’odio di Amnesty);
- la produzione di strumenti pratici come vademecum, linee guida e campagne di contro-narrazione;
- la costruzione di alleanze locali, come avvenuto a Brescia e Reggio Emilia;
- la formazione rivolta ad amministratori, media, forze dell’ordine e giovani.
Un approccio fondato sul principio che “l’odio dei giusti non esiste”, e che contrastare l’odio significa anche migliorare il servizio pubblico, rendere le istituzioni più eque, inclusive e capaci di rispondere ai bisogni di tutte e tutti.
Milano: dal monitoraggio all’automonitoraggio
Nel mio intervento ho sottolineato quanto sia urgente non solo contrastare i discorsi d’odio, ma anche alimentare narrazioni alternative. In una fase storica in cui l’odio viene spesso normalizzato o persino istituzionalizzato, il lavoro delle istituzioni deve orientarsi alla comprensione, alla prevenzione e all’alleanza con le vittime.
Ho condiviso l’idea, emersa durante il dibattito, di partire dalle voci delle persone fragilizzate – non fragili – e di valorizzare pratiche come la mappatura dei territori, la promozione dei luoghi “hate free”, i focus group nei municipi, la formazione linguistica e istituzionale.
Milano può essere, ancora una volta, laboratorio nazionale e internazionale di buone pratiche: lavoreremo per costruire una rete locale ispirata a quella nazionale, che metta insieme istituzioni, media, associazioni, scuole, università, forze di polizia e cittadinanza.
Verso un toolkit milanese contro l’odio
La Commissione proseguirà il suo cammino con questo orizzonte: costruire strumenti, condividere linguaggi, promuovere cultura democratica. Lo faremo con la forza della collaborazione, della formazione, dell’analisi. Con la convinzione che ogni parola conta e che l’odio non si combatte solo con le leggi, ma con le pratiche quotidiane di giustizia, rispetto e inclusione.