Contrastare i discorsi d’odio: strumenti, alleanze e territori

La Commissione speciale del Comune di Milano incontra la Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e fenomeni d’odio

Lo scorso 3 luglio, si è tenuta una nuova e ricca seduta della Commissione speciale contro i discorsi d’odio e i fenomeni d’odio del Comune di Milano. Un incontro importante, che ha visto la partecipazione di due ospiti di altissimo profilo: la professoressa Nanna Relfiano, costituzionalista e coordinatrice della Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e fenomeni d’odio, e il professor Federico Faloppa, linguista, docente alla University of Reading e autore della raccomandazione del Consiglio d’Europa sul tema.

L’obiettivo dell’incontro: rafforzare il lavoro della Commissione milanese in una logica di alleanza con la società civile e di costruzione di strumenti concreti – una “cassetta degli attrezzi” – per amministrazioni locali impegnate nel contrasto all’hate speech.

🎥 Puoi rivedere la Commissione su YouTube: Guarda il video completo


I discorsi d’odio come fenomeno multidimensionale e multilivello

Come sottolineato dalla professoressa Relfiano, i discorsi d’odio rappresentano un fenomeno complesso, che non può essere affrontato con un solo strumento. Occorre un approccio multilivello – penale, civile, amministrativo – e multidimensionale, capace di cogliere le radici culturali e strutturali del linguaggio d’odio.

Partendo dalla raccomandazione del Consiglio d’Europa del 2022, la relatrice ha illustrato le norme italiane in materia – dall’art. 604 bis del codice penale alle disposizioni antidiscriminatorie del diritto civile – e le opportunità offerte dal Regolamento Agcom del 2021. Ma ha anche evidenziato l’importanza degli strumenti “soft”: educazione, formazione, sensibilizzazione, monitoraggio.


La Rete nazionale contro i discorsi d’odio: un’alleanza tra istituzioni e società civile

Il professor Faloppa ha presentato il lavoro della Rete nazionale per il contrasto ai discorsi e fenomeni d’odio, una realtà unica nel suo genere, che unisce enti locali, ONG, università, associazioni professionali e centri di ricerca.

Tra le attività della rete:

  • il monitoraggio dell’hate speech online e offline (come le Mappe dell’Intolleranza e il Barometro dell’odio di Amnesty);
  • la produzione di strumenti pratici come vademecum, linee guida e campagne di contro-narrazione;
  • la costruzione di alleanze locali, come avvenuto a Brescia e Reggio Emilia;
  • la formazione rivolta ad amministratori, media, forze dell’ordine e giovani.

Un approccio fondato sul principio che “l’odio dei giusti non esiste”, e che contrastare l’odio significa anche migliorare il servizio pubblico, rendere le istituzioni più eque, inclusive e capaci di rispondere ai bisogni di tutte e tutti.


Milano: dal monitoraggio all’automonitoraggio

Nel mio intervento ho sottolineato quanto sia urgente non solo contrastare i discorsi d’odio, ma anche alimentare narrazioni alternative. In una fase storica in cui l’odio viene spesso normalizzato o persino istituzionalizzato, il lavoro delle istituzioni deve orientarsi alla comprensione, alla prevenzione e all’alleanza con le vittime.

Ho condiviso l’idea, emersa durante il dibattito, di partire dalle voci delle persone fragilizzate – non fragili – e di valorizzare pratiche come la mappatura dei territori, la promozione dei luoghi “hate free”, i focus group nei municipi, la formazione linguistica e istituzionale.

Milano può essere, ancora una volta, laboratorio nazionale e internazionale di buone pratiche: lavoreremo per costruire una rete locale ispirata a quella nazionale, che metta insieme istituzioni, media, associazioni, scuole, università, forze di polizia e cittadinanza.


Verso un toolkit milanese contro l’odio

La Commissione proseguirà il suo cammino con questo orizzonte: costruire strumenti, condividere linguaggi, promuovere cultura democratica. Lo faremo con la forza della collaborazione, della formazione, dell’analisi. Con la convinzione che ogni parola conta e che l’odio non si combatte solo con le leggi, ma con le pratiche quotidiane di giustizia, rispetto e inclusione.


Link utili:

Prima seduta della Commissione contro l’odio: un dialogo necessario

Ieri si è tenuta la prima seduta della Commissione contro i discorsi e i fenomeni d’odio, un momento importante per riflettere insieme su un tema che tocca in profondità la nostra società. L’incontro ha visto come ospiti d’eccezione la professoressa Marilisa D’Amico e la professoressa Michela Santerini, due esperte che hanno saputo far luce sul fenomeno con parole chiare e profonde.

📺 È possibile rivedere la seduta completa su YouTube al seguente link:
👉 https://www.youtube.com/watch?v=wmI0RnnbvLk&list=PL3urODwMu9YrOB3Nbq4JsLLOKrJ-IdOki&index=4

Uno dei concetti più forti emersi è che l’odio non si limita alla dimensione personale. Non colpisce le persone per ciò che fanno, ma per ciò che sono. È un sentimento collettivo e multidimensionale che, come un virus, si insinua nei legami sociali e prende di mira gruppi scelti per alcune caratteristiche: la religione, il genere, l’etnia, l’orientamento sessuale, l’identità di genere. L’odio crea fratture, erige muri, alimenta l’opposizione tra un “noi” e un “loro” che diventa sempre più difficile da superare. E questo, purtroppo, può portare alla violenza.

Proprio su questo punto si è soffermata la professoressa Santerini, spiegando come i discorsi d’odio (hate speech) spesso rappresentino l’anticamera dei crimini d’odio (hate crimes). La polarizzazione sociale non è solo una questione di parole, ma può avere conseguenze tangibili e dolorose nella vita delle persone.

Un altro tema cruciale emerso è il ruolo del web e dei social network. Piattaforme che, per la loro istantaneità e potenziale viralità, possono diventare vere e proprie fucine dell’odio. Un commento carico di livore può fare il giro del mondo in pochi secondi, creando effetti devastanti e contribuendo a normalizzare la violenza verbale e simbolica.

Abbiamo discusso di tre tipologie di odio particolarmente allarmanti:

  • L’antisemitismo, spesso celato dietro le vesti dell’antisionismo;
  • La misoginia, che si manifesta in molte forme e che trova nel web un terreno fertile;
  • Il razzismo, che oggi assume anche le forme più insidiose di neofascismo e neonazismo. Gli studi e le ricerche ci parlano di una preoccupante recrudescenza di questi fenomeni, che non possiamo più permetterci di ignorare.

Fortunatamente, esistono definizioni giuridiche chiare, sia a livello nazionale che internazionale, che ci danno gli strumenti per contrastare l’odio. Ma il diritto, da solo, non basta: serve anche un impegno collettivo e culturale per rafforzare la democrazia, perché l’odio la erode e la indebolisce dall’interno.

In Italia, ci troviamo davanti a un vero e proprio dilemma costituzionale. La nostra Costituzione tutela, da un lato, la libertà di manifestazione del pensiero (articolo 21), e dall’altro il principio di uguaglianza e non discriminazione (articolo 3). Come possiamo garantire la libertà di espressione senza calpestare la dignità della persona? La risposta è che la libertà di parola è sacrosanta, ma si ferma dove inizia l’offesa e la lesione della dignità altrui. Non possiamo sacrificare la dignità sull’altare delle opinioni.

Questo primo incontro della Commissione non è stato solo un momento di analisi, ma un invito a riflettere sul ruolo di ciascuno di noi. Combattere l’odio è un dovere civico e morale che parte dalle parole che scegliamo, dai gesti che compiamo, dalla capacità di costruire ponti invece di erigere muri.

🌿 È un percorso lungo, ma necessario. E questa Commissione vuole essere uno spazio di ascolto, di confronto e di costruzione. Perché l’odio si vince solo insieme.