Pensieri dalla pandemia

Milano

Mi rendo sempre più conto di quanto questo momento storico, foriero di tanto tempo e riflessioni, abbia ulteriormente rafforzato il mio amore per #Milano.
Mille volte ho pensato di andarmene (le mie ascendenze non sono milanesi), mille e una di tornare con un senso di immensa gratitudine per questa città che mi ha permesso di essere, spaziare, reinventarmi, cadere con stile, spalancare la mente e le prospettive.
Ieri sono tornata in Corso Buenos Aires dopo tre mesi e mi sono emozionata.
Non vorrei aver vissuto altrove, è questa inarrestabile città ad abitarmi più che il contrario.
Forza Milano, risorgerai come la Fenice e sarà un grande spettacolo.

Sulla vulnerabilità

Quanto fa bene abbandonarsi a un lungo pianto, di tanto in tanto?
Oggi ce l’ho fatta.

È stato un (mezzo) anno complesso, difficile, faticoso. Da una parte la volontà di andare comunque avanti con pragmatismo, dall’altra l’essere stata costretta a fermarmi, come tutt*, dagli eventi. E ri/guardare tutto con altri occhi.

Pare che nulla sia davvero cambiato e invece è cambiato tutto.
Forse questa pandemia ha accelerato dei processi che erano già avviati, forse ha determinato cambi di rotta definitivi, è ancora presto per dirlo/dirmelo.

Ho recuperato vecchi fili, rivalutato persone, situazioni e valori. Ho preso un po’ di strada per una rincorsa, ho confermato scelte di cui ero sicura e di cui ora sono ancora più certa.
Non temo l’incertezza dell’oggi, anzi. Già so che un domani potrebbe mancarmi. Trovo che “chissà” sia un avverbio meraviglioso e foriero di vita.

Quanto è bello il calore delle lacrime quando dentro sei piena? E la vulnerabilità che ti fa forte, ne vogliamo parlare? Non so che sarà di me, non ne ho più il controllo, e va bene così.