L’Osservatorio Nazionale Identità di Genere deve rivedere i suoi protocolli | Cambi di paradigma

Con l’Osservatorio Nazionale Identità di Genere (N.D.A.: L’ONIG è un’associazione di medici, professionisti e associazioni interessate ai temi di transessualità e transgenerità) e con le realtà mediche, accademiche e di professionisti – forti della decisione storica dell’OMS – occorrerà, secondo me, porsi interlocutoriamente e su un piano paritario, in qualità di cittadini e non di “pazienti”.

È importante articolare un discorso che verta sull’ormai imprescindibile diritto all’autodeterminazione delle persone transgender e sulla necessaria (e urgente) revisione dei protocolli ONIG. L’agibilità all’identità di genere non può più essere codeterminata sulla base di protocolli (peraltro datati e non in linea con i protocolli internazionali della World Association for Transgender Health) sottoscritti da associazioni e professionisti in un’anacronistica logica, quasi contrattuale, che vede associazioni trans da una parte e associazioni di professionisti dall’altra. È di un diritto umano e inalienabile che stiamo parlando e, ora che siamo finalmente fuori dalla patologia psichiatrica, sarebbe auspicabile lavorare insieme a un cambio di paradigma.

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