Perché per la Diversity è importante portare lo storytelling in azienda?

La fantastica Jane Fonda non perde occasione per ricordare l’importanza delle storie, ma anche dell’inclusione e della diversity. L’attrice 83enne, attivista e guru della moda, alla 78esima edizione dei Golden Globes, ha ricevuto il premio alla carriera e con il suo discorso di ringraziamento ha toccato tutti:

Siamo una comunità di narratori e in momenti di crisi e turbolenza è sempre stata essenziale la capacità di racontare per cambiare la nostra mente e vivere l’empatia. Con le nostre diversità siamo tutti esseri umani. Nella mia vita ho visto tante differenze, ma con cuore aperto e andando sotto la superficie. Gesù e Maometto ci hanno parlato attraverso la poesia perché le forme di narrazione non lineare come l’arte sono quelle che parlano ad un’altra frequenza e penetrano le nostre difese. Tanti film quest’anno, da ‘Nomadland’ a ‘Minari’, mi hanno aperto all’amore e ricordato quanto è fracile la nostra democrazia e quando piccolo e fragile il nostro pianeta. C’è una storia che abbiamo paura di vedere e sentire e riguarda le voci all’interno della nostra comunità che prende decisioni e attribuisce premi; portiamo avanti senza paura la diversità. In passato abbiamo marciato, è di nuovo ora di prendere il bastone e rimetterci in marcia.”

Insomma, raccontarci è una potente pratica che abbatte barriere, steccati e distanze.
Lo storytelling ha il potere di avvicinarci e di decostruire i pregiudizi reciproci, migliorando l’ambiente che ci circonda.
Le storie hanno questo potenziale anche e soprattutto in azienda e sui posti di lavoro, dove trascorriamo gran parte del nostro tempo. Dobbiamo soltanto imparare a creare le giuste precondizioni affinché le persone possano portare se stesse e raccontarsi senza timori, seminare il terreno giorno dopo giorno per favorire un clima inclusivo che tutti i collaboratori possano percepire.
Non è impossibile e nemmeno particolarmente difficile. I benefici sono enormi e tangibili per tutti (sì, anche a livello di numeri!).
Agli scettici di molte picoole e medie – ma anche grandi – imprese, ricordo che un vecchio slogan – in voga nei favolosi anni ’80 – diceva: “provare per credere”.
Dunque, perché non tentare almeno di portare un po’ di cultura inclusiva in azienda?

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