In memoria di Simonetta Piscopo, “Piccola Ketty”, vittima di odio transfobico

Sono stanca.
Stanca di sentire che una donna trans* è morta, perchè è stata indotta a togliersi la vita o perchè altri gliel’hanno strappata via (c’è differenza?).
Stanca del silenzio che accompagna queste morti di sorelle, le morti di chi per questo mondo è “senza valore”.
Poche voci si alzano nel dolore e nella protesta, di solito di altre donne transgender e di pochi amici davvero con noi nel cordoglio e nell’indignazione. Alla maggioranza del resto, nulla importa.

Passano gli anni, passano i decenni e la lista di vittime si allunga, e ci si sente sole, impotenti, stupide e sempre più incazzate.
Si arriva a temere la rabbia che si prova… e si ha ancora più paura quando ci si ricorda di avere qualcosa in comune con quelle donne ammazzate così.
Poi arriva il senso di colpa, ogni volta, immancabile.
Perchè ti senti un po’ vile rispetto a certi pensieri.
Quando ad esempio non riesci a ricordare il nome di quella ragazza uccisa in circostanze molto simili anni prima. Perchè la lista è lunga, ed è impossibile ricordarle tutte, certo. Ma anche, diciamoci la verità, perchè il bisogno di vivere la tua vita a volte è tanto prepotente da spingerti a dimenticare quell’inferno di violenza e morte, almeno per un po’. E insieme ad esso si perdono anche quei nomi.
Invece non dobbiamo dimenticarli, queste donne non vanno dimenticate!

Simonetta Piscopo è l’ultimo nome, conosciuta come “Piccola Ketty”.
Uccisa a Napoli, i giornali stanno rendendo pubblico in queste ore il suo nome anagrafico, senza alcun rispetto, senza alcun cordoglio e delicatezza…
Non restiamo indifferenti, protestiamo, commemoriamo, ricordiamo, facciamo sentire la nostra voce!
Che la terra ti sia lieve, Simonetta.

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