Io non sono malata

La transessualità (o transessualismo) è la condizione di coloro che hanno un’identità di genere non corrispondente al sesso biologico.

Per la scienza medica odierna, la persona trans* è affetta una patologia psichiatrica.

Infatti, secondo il DSM IV, il manuale per la classificazione dei disturbi mentali più utilizzato da medici, psichiatri e psicologi in tutto il mondo, noi saremmo affetti da “Disturbo dell’Identità di Genere”.

E’ importante ricordare che il movimento transgender, nelle sue varie correnti e non solo in Italia,  rifiuta l’inquadramento psichiatrico della propria condizione, trovando adesioni sempre più consistenti nella comunità scientifica internazionale.

A questo proposito mi permetto si segnalarvi la possibilità di firmare una petizione per una campagna internazionale il cui nome originario dovrebbe essere “Trans people aren’t sick!” (Le persone trans* non sono malate). Il volto di questa campagna in Italia è Vladimir Luxuria (mi sfugge il motivo per cui lo slogan in italiano sia diventato “Io non sono malata!”, al femminile singolare, di fatto escludendo gli uomini T*…)

Chi fosse interessato potrà firmare la petizione sul sito:http://www.change.org/iononsonomalata.

In questo senso comunque sembra che qualcosa si stia muovendo.

Pare che nella quinta edizione del DSM,  il DSM V, che secondo il sito dell’APA (Associazione dei medici psichiatri americani) sarà probabilmente pubblicato nel mese di maggio, la dicitura “Gender Identity Disorder” (o “Disturbo dell’Identità di Genere”) sarà sotituita con la dicitura “Gender Dysphoria” (“Disforia o disagio di genere”).

Senza dubbio un importante passo avanti verso la depsichiatrizzazione della nostra condizione.

Non siamo ancora arrivati ad un’esclusione definitiva, ma potremmo arrivare ad un inclusione dell’identità trans* come patologia, ma come fenomeno naturale che richiede una combinazione di supporto psicologico e medico. Aspettiamo poi di leggere i nuovi criteri diagnostici e soprattutto vedere come cambieranno i protocolli di cura (mi riferisco alla psicoterapia e alle frustranti perizie psichiatriche oggi richieste dai giudici).

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