Cara Drusilla, perché a Sanremo non mi sei piaciuta

UNA COMODA RIVOLUZIONE

Cara Drusilla Foer,

per “dare un senso” alla tua presenza su quel palco, avresti dovuto osare una parola di solidarietà e vicinanza alla comunità transgender e non binaria italiana, offesa e ferita dalla performance di Checco Zalone della sera precedente.

So che pronunciare la parola “trans” sul palco dell’Ariston sarebbe stato sconveniente e che avrebbe urtato i benpensanti, ma è così che avresti dato contenuto reale a quell’aggettivo da te pronunciato con tanta e coinvolgente enfasi: “rivoluzionario”.

Che, certamente, pronunciato come hai fatto tu è anche bello da ascoltare e ci suona bene, ma poi non mantiene la sua promessa. Perché accennare appena al tema fluidità, per poi immediatamente abbandonarlo e rivelarci che siamo tutti unic*, è davvero troppo comodo. E le rivoluzioni, quelle vere, non stanno in deludenti ossimori.

Sono molto d’accordo con te quando affermi che dobbiamo prendere tutte le nostre parti e abbracciarle, ogni singolo pezzo del mondo che ci abita, per poi prenderci per mano e portarle fuori.

È quello che ci diciamo da anni nella nostra comunità, ma dobbiamo farlo in contesti protetti, perché fuori corriamo seri pericoli per la nostra incolumità.

Dici che “dovremmo smettere di farci la guerra”, altra frase buona per tutte le occasioni e che non scontenta nessuno, ma avresti dovuto dire che noi la guerra non la facciamo, la subiamo.

Dire che siamo tutt* unic* è come dire che siamo uguali, ed è molto comodo perché assolve tutti, ma tu sai bene che non è così. C’è chi agisce guerra e violenza in questo paese, e chi la subisce.

Per questo, 50 anni fa, proprio a Sanremo, nasceva il movimento omosessuale, e sarebbe stato coraggioso da parte tua ricordarlo su quel palco. Ma il coraggio di un omaggio a un movimento che celebrava quella parolina che a te non piace – “diversità” – sarebbe stato scomodo, e in effetti coraggio e comodità non vanno insieme.

Peccato, perché – se tu stai su quel palco a parlare di unicità – lo devi a chi 50 anni fa si è esposto in nome di una differenza, rischiando di perdere tutto ciò che aveva.

Ti apprezzo come artista e continuerò a seguirti con affetto, ma non con l’entusiasmo con cui ti ho seguita fino ad oggi. La sensazione che mi lasci dopo questo Sanremo è quella dell’ennesima occasione persa.

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