Prima seduta della Commissione contro l’odio: un dialogo necessario

Ieri si è tenuta la prima seduta della Commissione contro i discorsi e i fenomeni d’odio, un momento importante per riflettere insieme su un tema che tocca in profondità la nostra società. L’incontro ha visto come ospiti d’eccezione la professoressa Marilisa D’Amico e la professoressa Michela Santerini, due esperte che hanno saputo far luce sul fenomeno con parole chiare e profonde.

📺 È possibile rivedere la seduta completa su YouTube al seguente link:
👉 https://www.youtube.com/watch?v=wmI0RnnbvLk&list=PL3urODwMu9YrOB3Nbq4JsLLOKrJ-IdOki&index=4

Uno dei concetti più forti emersi è che l’odio non si limita alla dimensione personale. Non colpisce le persone per ciò che fanno, ma per ciò che sono. È un sentimento collettivo e multidimensionale che, come un virus, si insinua nei legami sociali e prende di mira gruppi scelti per alcune caratteristiche: la religione, il genere, l’etnia, l’orientamento sessuale, l’identità di genere. L’odio crea fratture, erige muri, alimenta l’opposizione tra un “noi” e un “loro” che diventa sempre più difficile da superare. E questo, purtroppo, può portare alla violenza.

Proprio su questo punto si è soffermata la professoressa Santerini, spiegando come i discorsi d’odio (hate speech) spesso rappresentino l’anticamera dei crimini d’odio (hate crimes). La polarizzazione sociale non è solo una questione di parole, ma può avere conseguenze tangibili e dolorose nella vita delle persone.

Un altro tema cruciale emerso è il ruolo del web e dei social network. Piattaforme che, per la loro istantaneità e potenziale viralità, possono diventare vere e proprie fucine dell’odio. Un commento carico di livore può fare il giro del mondo in pochi secondi, creando effetti devastanti e contribuendo a normalizzare la violenza verbale e simbolica.

Abbiamo discusso di tre tipologie di odio particolarmente allarmanti:

  • L’antisemitismo, spesso celato dietro le vesti dell’antisionismo;
  • La misoginia, che si manifesta in molte forme e che trova nel web un terreno fertile;
  • Il razzismo, che oggi assume anche le forme più insidiose di neofascismo e neonazismo. Gli studi e le ricerche ci parlano di una preoccupante recrudescenza di questi fenomeni, che non possiamo più permetterci di ignorare.

Fortunatamente, esistono definizioni giuridiche chiare, sia a livello nazionale che internazionale, che ci danno gli strumenti per contrastare l’odio. Ma il diritto, da solo, non basta: serve anche un impegno collettivo e culturale per rafforzare la democrazia, perché l’odio la erode e la indebolisce dall’interno.

In Italia, ci troviamo davanti a un vero e proprio dilemma costituzionale. La nostra Costituzione tutela, da un lato, la libertà di manifestazione del pensiero (articolo 21), e dall’altro il principio di uguaglianza e non discriminazione (articolo 3). Come possiamo garantire la libertà di espressione senza calpestare la dignità della persona? La risposta è che la libertà di parola è sacrosanta, ma si ferma dove inizia l’offesa e la lesione della dignità altrui. Non possiamo sacrificare la dignità sull’altare delle opinioni.

Questo primo incontro della Commissione non è stato solo un momento di analisi, ma un invito a riflettere sul ruolo di ciascuno di noi. Combattere l’odio è un dovere civico e morale che parte dalle parole che scegliamo, dai gesti che compiamo, dalla capacità di costruire ponti invece di erigere muri.

🌿 È un percorso lungo, ma necessario. E questa Commissione vuole essere uno spazio di ascolto, di confronto e di costruzione. Perché l’odio si vince solo insieme.