Sedicesimo Transgender Day of Remembrance (Giornata della Memoria Transgender)

Il prossimo 20 novembre, in occasione del sedicesimo TDOR – “Transgender Day of Remembrance (Giornata della Memoria Transgender), in tutto il mondo la comunità LGBT commemorerà le vittime dell’odio e del pregiudizio transfobico, e la nostra associazione, il Circolo culturale “Harvey Milk” Milano, organizzerà una veglia commemorativa con il patrocinio del Comune di Sesto San Giovanni e l’adesione della Consulta Milanese per la Laicità delle Istituzioni (Giovedì 20 novembre alle 21, in via Dante  6, presso la Biblioteca Civica di Sesto San Giovanni, sala “Carlo Talamicci”).

Insieme leggeremo i nomi delle vittime, ricorderemo le circostanze della loro morte, accenderemo una candela in memoria di coloro che hanno pagato con la vita l’espressione della propria identità di genere. Seguiranno la proiezione di un cortometraggio sulla realtà transgender in Italia e un momento di confronto e dibattito sul tema della transfobia, al quale interverranno:

Ogni anno, ad ogni veglia, ci auguriamo di non doverci rivedere il 20 novembre dell’anno successivo, di non dover ricordare ed onorare altre sorelle e fratelli vittime dell’odio transfobico. Dovremo invece incontrarci ancora una volta, per pronunciare e ricordare ad alta voce ben 79 nomi, vite, storie. Tante sono infatti le vittime segnalate al sito ufficiale del TDOR (http://tdor.info/). Un numero che sottostima significativamente il totale degli omicidi di persone trans nel mondo, poiché fotografa soltanto quelli segnalati dalle cronache e registrati dalle associazioni (in ancora molte parti del mondo, pensiamo a quei paesi che considerano illegale la condizione transgender, gli omicidi di persone trans non vengono segnalati, né tantomeno registrati), oltre a non tenere conto dei suicidi causati dallo stigma e dall’emarginazione sociale (diversi studi hanno dimostrato che la popolazione transgender è fra le più esposte al rischio di suicidio).

Ricorderemo e commemoreremo anche i nomi di donne che non hanno avuto giustizia e i cui assassini sono ancora a piede libero, come Emanuela di Cesare, brutalmente massacrata il 23 Aprile del 2007 a Pescara, o Andrea Quintero, la trans colombiana trovata morta la notte tra il 28 e il 29 luglio del 2013 sul binario 10 della stazione Termini di Roma, uccisa a bastonate.

Emanuela Di Cesare

Emanuela Di Cesare

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Il 20 novembre porta con sé, da ormai sedici anni, la cronaca di una violenza sistematica a cui la popolazione transgender è esposta. Le persone trans vivono infatti nella consapevolezza di dover temere aggressioni cieche ed ingiustificate contro la loro persona, che hanno il solo scopo di danneggiare, umiliare o annientare. I gesti riconducibili a questa forme di violenza non vengono normalmente considerati come casi di ingiustizia sociale, ma come atti riconducibili a singoli individui particolari, perlopiù fanatici, devianti o squilibrati. Quest’interpretazione è però pericolosa e fuorviante, poiché non dà conto di quanto il contesto sociale di contorno li renda possibili o addirittura accettabili. Ciò che rende la violenza un fenomeno di ingiustizia sociale, e non semplicemente un’infrazione individuale alla morale ed alla legalità, è il suo carattere sistemico, il suo essere di fatto pratica sociale.

La violenza è quindi sistemica, perchè diretta agli appartenenti ad un gruppo sociale per il solo fatto che vi appartengano. Così come ogni donna ha motivo di temere lo stupro ed ogni nero la discriminazione, ogni persona transgender vive sapendo di essere un bersaglio di possibili aggressioni o molestie.

Questo tipo di violenza si può quasi considerare legittimata e tacitamente tollerata a livello sociale. Emblematico di questa tacita legittimazione e speculare delle convinzioni implicite nel tessuto sociale è l’ atteggiamento dei media, ovvero il modo in cui gestiscono notizie riconducibili a persone transgender. La violenza, l’omicidio di persone trans è infatti accompagnata da un omertoso silenzio nelle società occidentali, eccezion fatta per qualche trafiletto di cronaca nera che riporta, senza denunciare si badi, ma solo registrando, una fredda e distaccata (non può esservi eccessivo cordoglio per l’omicidio di una persona transgender) descrizione degli eventi in cui solitamente si evidenziano dettagli morbosi. E’ così considerato normale che una ragazza trans venga uccisa a causa della sua differenza, ancor più se straniera, ancor più se proveniente da un paese latino, a maggior ragione se dedita alla prostituzione: in quella gerarchia sociale che il cordoglio o la sua negazione mettono drammaticamente in evidenza, essa è destinata ad occupare l’ultimo posto.

Ritenendo che l’organizzazione di eventi aperti al pubblico in occasione del TDOR possa favorire la sensibilizzazione della cittadinanza sulle tematiche relative all’identità di genere e alla transofobia, ci prepariamo alla prossima veglia, augurandoci di tutto cuore di non doverne vivere altre.