Gender: le rivoluzioni di ieri e di oggi – Estratto da Gender (R)Evolution

“Una volta giunta al ristorante, Deborah entrò con nonchalance, incedendo sul suo bastone come una strega sulla scopa, con me, immancabile, al suo seguito.
Il proprietario, un uomo sulla sessantina dall’accento pugliese, vedendoci arrivare, tradì preoccupazione e imbarazzo.
– Siamo al completo, signori.
La risposta di Deborah lo terrorizzò:
– Il tavolo da trenta persone alle sue spalle l’ho prenotato io stamattina, c’è anche il mio nome scritto laggiù, lo vede?
“Lambillotte”, confermava quel cartellino gettando nello sconforto chi avrebbe voluto tenerci fuori dalla porta.
– E, buon uomo, io e questa ragazza bellissima siamo due signore, non due signori. Giusto?
Il volto attempato del titolare non riusciva a trovare la giusta espressione mentre il sudore lo tradiva: «Signore?», «Signori?», pareva pensare frenetico e incerto. Peccato che Deborah non fosse certo una donna che si perdeva in convenevoli.
– Facciamo intanto entrare anche tutte le altre… Venite tutte ragazze, c’è posto!
Dopo aver volutamente rinforzato il tono della sua voce grave e potente su quel «tutte!», ridendo furba, lo scansò, conquistando quello spazio con il cenno della mano: potevamo finalmente prendere posto.
Fu così che parrucche di ogni tipo, extension, unghie finte, trucchi correttivi, aloni di barba non perfettamente coperti, voci profonde su tacchi di quindici centimetri, urletti, risate e capelli sbattuti con autoironica sensualità, fecero il loro ingresso nel locale.

Ad accoglierci le facce allibite degli avventori, le mamme che intimavano ai figli di non guardarci mentre noi sorridenti dicevamo «ciao!» sottovoce ai loro pargoletti, i padri che non riuscivano a nascondere il loro turbamento, i camerieri che si avvicinavano al nostro tavolo con la prudenza degli esploratori che attraversano un fiume pieno di coccodrilli.
Ed eccoci lì, noi tutte («tutte!»), a ridere come matte, galvanizzate da quella situazione felliniana e dalla forza che avevamo nell’essere un gruppo, inebriate di libertà e finalmente leggere, una volta gettata la vergogna alle ortiche e scoperto il sottile piacere di andare e scandalizzare.”

Estratto dal libro Gender R- Evolution di Monica Romano per Ugo Mursia Editore.
Nella foto, Deborah Lambillotte (4 marzo 1954 – 28 luglio 2016).

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